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A Quito per indagare la biodiversità umana

16 February 2007 ore 12:00

Quito. Emanuele -io- e Valeria arrivano dall'Italia via Madrid, mentre Patrizio, Ivan e Marco da Chiloé (Cile). Veniamo tutti accolti da Fabio Tonelli in questa capitale, una città che "ha tutti gli svantaggi del sudamerica... e in più è costosa". Il forte aumento dei prezzi è cominciato nel '99, con la dollarizzazione del paese, che ha reso i poveri poverissimi. Tutti stanchi, andiamo a dormire presto nell'hotel "Floresta" di Fernando...


A Quito conosciamo il CEPESIU (Centro de Promocion y Empleo para el Sector Informal Urbano), che si occupa di microcredito per i piccoli artigiani ecuadoriani. I loro uffici sono all'ultimo piano di un alto palazzo da cui si può ammirare la città che si sviluppa come una lunga fessura tra le montagne, a 2850 m di altitudine!

Con la direttrice Cecilia Padilla parliamo di che cos'è la povertà: si quantifica in tutti i luoghi allo stesso modo? Il mercato mondiale è come un frullatore, che omogeneizza tutto, anche "i poveri sparsi in tutto il mondo"... ma, se si considerano le realtà locali, si scoprono relazioni e modalità di intervento. Dal frullatore spesso schizzano fuori gocce (persone e gruppi) che non hanno più la possibilità di rientrarvi. La povertà si lega localmente all'esclusione sociale, e questo è paradossale laddove la comunità potrebbe invece sopperire a molte mancanze. Oltre a fare microcredito a persone che non potrebbero mai ottenere prestiti dalle banche, il CEPESIU comunica un messaggio diverso: "non sei solo!". I piccoli imprenditori vengono infatti stimolati a riunirsi, a collaborare, a garantire l'uno per l'altro. Un aiuto economico che cambia le logiche della competizione, e ricuce il tessuto sociale.

"Sei tu il protagonista!": fin dall'inizio il CEPESIU non si sostituisce agli artigiani, non dirige, cerca di evitare il paternalismo, incoraggia la decisione collettiva e la rappresentatività (dialoga con i rappresentanti eletti). I piccoli imprenditori vengono a chiedere un prestito per un progetto che fin dall'inizio è proprio. L'importanza della comunità locale si vede anche dalla modalità di avvicinamento e di "pubblicizzazione" del CEPESIU, che si inserisce e arriva alla gente esclusivamente attraverso istituzioni locali già operanti e riconosciute dalla gente.

Periferia sud di Quito, in un quartiere poverissimo, un po' sopraelevato rispetto al cuore (già altissimo) della città, un signore fabbrica mattoni. Ha avuto bisogno di prestiti per comprare la legna da bruciare nel forno in cui cuoce i mattoni, ed è associato con il trasportatore che li consegna e con un'altra signora. I tre si garantiscono a vicenda: se uno non può risarcire il debito, lo fanno gli altri. Senza quei prestiti, l'uomo avrebbe dovuto andare a lavorare lontano dalla famiglia, in una fabbrica, rovinarsi economicamente e peggiorare la propria qualità di vita.

Ma - ed è almeno altrettanto importante - questo signore avrebbe perso la propria attività, con gli strumenti ereditati (la cava, il forno), e le conoscenze del luogo, le capacità apprese da suo padre: quale argilla va bene e quale no? A quale grado di umidità? Quali sono i migliori tempi di cottura? Ci sono diversi tipi di mattoni? Il tempo atmosferico influisce?... Questo signore sarebbe andato altrove, a fare un lavoro dequalificato e "standard". Questo avrebbe voluto dire perdita di radici, perdita di diversità culturale legata alle professioni tradizionali. 

Ci spostiamo in un altro quartiere, sempre nel sud di Quito. Grazie al microcredito, un artigiano sarto è riuscito a comprare una macchina per lavorare a domicilio, un computer. E' molto fiero, nella sua casa (che a noi, francamente, sembra poverissima e caotica) c'è tutto quello che può servire a lui e alla sua grande famiglia. Ci mostra i suoi strumenti di lavoro. SEMBRA facile! Prende le misure a Valeria per un vestito, annotandole col gesso su un pezzo di tessuto. Ancora una volta, con naturalezza entrano in gioco competenze di misura, di scrittura, di lettura di numeri che per noi non vogliono dire niente... e un occhio allenato!

Perché ci interessa la perdita di diversità (culturale e, vedremo, anche biologica)? Secondo David Harmon, cofondatore dell'Associazione Terralingua, la perdita di diversità restringe il campo di esperienza possibile per le persone, e questo minaccia il nostro stesso essere umani. D'altra parte, è riconosciuto che la nostra mente si sviluppa in stretta connessione con il linguaggio e con quello che facciamo nell'ambiente (tanto che l'ecologo Paul Ehrlich parla al plurale delle "nature umane"). Dunque - nonostante le persone siano molto adattabili per sopravvivere - la perdita di linguaggio e di attività è una perdita che tocca radici profondissime!

Serata piacevole ospitati alla Casa d'Italia, un centro culturale italiano, che riunisce tutti i nostri emigranti - molti abitano in Ecuador ormai da decenni. Qui hanno trovato un ambiente in cui vivere bene, forse meglio. La lingua è uno strumento per conservare e insegnare tutto un mondo culturale. Corsi di italiano per gli ecuadoriani, che lo cercano con interesse per le professioni turistiche, perché richiesto dalle università, o semplicemente perché piace.

 

Emanuele Serrelli

Evoluto per Caso

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