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All'ancora nell'isola del pirata Norman

4 May 2006 ore 15:00

A bordo di Adriatica, British Virgin Islands. All'ancora a Norman Island. Posizione 18°18' N 64°37' W. Vento leggero da NE.

 

Norman Island, l'isola del pirata Norman. Si dice che vi abbia nascosto un tesoro. Da anni c'è gente che viene fin qui sperando di rintracciarlo. Per ora noi il tesoro lo abbiamo trovato nei fondali e nelle spiaggie di questo favoloso arcipelago.

Dalla Guadalupa, l'isola del nostro atterraggio alle Antille, abbiamo poi navigato verso nord. Una sosta "all'Ile à Goyaves" che conserva una biodiversità unica in Guadalupa tanto che Jacques Cousteau ne fece una delle prime riserve marine dei Caraibi. Poi la notte a Deshaies, che è l'ultimo borgo sulla costa nord occidentale prima della traversata verso Nevis.

 

La cena creola con aragosta e vino della Gironda ci ha dato la carica (o il colpo di grazia!) per salpare a mezzanotte verso il nord. Le prime 30 miglia, in una notte senza luna, ci hanno portato a costeggiare Monserrat. Quest'isola è un vulcano attivo. Nel '96 spazzò l'intera parte sud con i suoi gas ardenti e le polveri di cenere incandescente. Oggi si possono vedere ancora le case, i mercati, le auto, il porto sommersi sotto metri di cenere grigia. Gli ultimi piani e le insegne dei negozi risaltano, con i loro colori ancora vivi, in un mare grigio chiaro di polvere di pomice.

Di questo spettacolo vedremo poco, perchè è ancora buio. Ma io l'ho marcato in mente indelebilmente, dopo i miei precedenti passaggi in zona. Invece i miei ospiti questa volta vedranno i bagliori e gli zampilli di fuoco della sommità del vulcano e sentiranno il forte odore di zolfo passando sottovento.


Altre 10 miglia e, giusto all'alba, a prua appare Nevis. Rotonda. 10 miglia di diametro. Anch'essa un vulcano, ma estinto. Ricca, verde di foreste e di piantagioni di canna da zucchero. Ancoriamo sulla costa sottovento, davanti a "Four Season Beach". Questa lunga spiaggia di almeno 4 chilometri di lunghezza diventa la meta delle nostre passeggiate. Sabbia dorata e fina orlata di centinaia di palme. Qualche bar sulla spiaggia e un paio di resorts ben inseriti offrono ristoro alla quindicina di barche di giramondo che come noi si sono avventurate fin qui, un po' fuori dalle rotte battute dai charteristi in vacanza. A tramonto andiamo in visita a Charlestown, la piccola capitale dell'isola dove espletiamo anche le pratiche doganali. In realtà Nevis è un territorio inglese e insieme a Saint Kitts (Saint Cristopher) formano una specie di staterello associato alla corona britannica. E' qui che il non ancora Lord Nelson conobbe la sua futura sposa, figlia di piantatori di canna e produttori di Rhum.

Abbiamo fretta di risalire fino alle BVI, quindi nuova partenza verso le 2 del mattino.


Destinazione "Saba". Che nome evocatore di leggende per questa isola olandese d'oltre mare con ampia autonomia, dalle coste scoscese a picco sul mare e dove gli abitanti hanno scavato a mano le strade e l'aereoporto pur di non restare isolati dal mondo. Ci arriviamo verso le 9 del mattino. Oggi i 1500 abitanti vivono di turismo soprattutto legato alla subaquea. I Plataux che circondano Saba raccolgono tra i più bei spot di immersione della zona e non sfigurano in comparazione con Cuba o le isole del Venezuela. Sandro, Giulia, Andrea sono partiti in esplorazione. Sandro ha immerso ed è tornato entusiasta. La sosta è valsa la pena.

Alle 16 riprendiamo il largo lasciando l'ancoraggio di "Well's Bay", dove fino a vent'anni fa si sbarcava per l'unico accesso a terra con delle lance che si facevano appoggiare sull'unica spiaggietta surfando sulle onde.

Di fronte a noi, 90 miglia a Nord Ovest, le British Virgin Islands.

E la notte fu' agitata! Eccome...! Saba è presto scomparsa dietro a una cortina di nubi nere che la rendevano molto suggestiva e più simile ad un'isola dei mari del nord che delle Antille. E le nubi hanno scaricato su Adriatica tutta la pioggia accumulata durante la loro traversata del Mar dei Caraibi. Una mano di terzaroli e Genoa rollato. Ma è ancora troppo! Un'altra mano alla randa e via il genoa per la trinchetta, vela più piccola e più maneggevole.

 

Io e Ricardo ci occupiamo di alzare e regolare la velatura sotto scrosci di pioggia nel buoi più assoluto. Andrea organizza alcune manovre insieme a Gianfranco e Macio e sorveglia la progressione dei groppi (acquazzoni con colpi di vento molto forti) sul Radar. Ore estenuanti di manovre alla ricerca di un assetto che ci faccia viaggiare abbastanza confortabilmente verso la nostra meta. Poi, verso l'alba, il cielo si rischiara. Il vento cala. Solo 15 nodi. Lasciamo le due mani di terzarolo e srotoliamo metà del fiocco. Che bella Adriatica con tre vele a riva, di bolina, appena inclinata, mentre naviga nella Passe che ci introduce tra Ginger Island e Virgin Gorda verso il nostro ancoraggio dei Baths, rocce granitiche piantate da un dio titanesco su una lunga spiaggia bianca...

"Fondo!" grido a Ric, piazzato sulla prua "...10...20...30....Agguanta!". L'ancora è saldamente appoggiata sul pianoro di sabbia corallina. La catena ammortizza il movimento della prua. Negli occhi dei miei ospiti colgo la meraviglia nel vedere lo spettacolo di queste isole che, come una manciata di sassi gettata su una spiaggia bianca, emergono sul confine tra Oceano Atlantico e Mar dei Caraibi. Non a caso sono state definite il Paradiso del Nuovo Mondo! E... lo sono...

 

Filippo Mennuni

e il suo equipaggio

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