Dal 5 all'8 Settembre Plasticad'A-MARE!
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E se i velisti monitorassero lo stato del mare?
Come diventare dei velisti e turisti sostenibili?
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Come diventare dei velisti e turisti sostenibili?
Sono tornata dalle Galapagos, queste incredibili isole, con negli occhi e nelle cassette l'immagine di un mondo che temo stia scomparendo. E' con la rabbia per la consapevolezza che se mai scomparirà, sarà per responsabilità nostra, di noi occidentali "evoluti". Mi rendo conto di avere fatto in tempo a vedere un mondo completamente diverso e profondamente coerente. Con una sua logica ferrea, un suo senso antichissimo e preciso, una sua incredibile pulizia e naturalezza. Poi, all'epoca dei colonizzatori spagnoli, sulla scena è comparso l'uomo bianco. Prima sotto forma di conquistatore, ora nell'altra forma, forse non meno disturbante e squilibrante, di turista.
Forse sarebbe ingiusto privare non dico i turisti del diritto a visitare questo ultimo paradiso, ma soprattutto negare ai nativi i benefici economici che il turismo porta e dei quali hanno un bisogno concreto. Vietare l'ingresso, insomma, è pressoché impossibile. Mi chiedo però, se non sia indispensabile entrare solo dopo un attento esame di coscienza e sapendo che si sta facendo un tipo di turismo ben diverso da quello che siamo abituati a praticare.
Penso che noi turisti dovremmo avere sempre la coscienza del nostro potere. Un potere sottile e sottovalutato, ma fortissimo e spesso, purtroppo, perverso. Dobbiamo renderci conto che quando arriviamo in un luogo esotico non solo lo guardiamo e ce lo godiamo: soprattutto lo cambiamo. Cambiamo il paesaggio e corrompiamo le persone. Influiamo sull'habitat, sull'ecosistema, sui costumi, sull'economia e perfino sulla salute delle persone e spesso solo perché non riusciamo a rinunciare a un superfluo che a noi sembra ormai da tempo indispensabile perché "civile".
In parole povere, dovremmo semplicemente smetterla di chiedere ovunque gli stessi confort di casa nostra e accontentarci di più. Non guardare solo i luoghi ma anche le persone e avvicinarci a loro con il massimo rispetto.
Sulle Ande ho visitato un osservatorio astronomico con una con una storia interessantissima. Ha la forma di una piramide Inca e la gente la non guarda come un edificio scientifico ma come una monumento sacro.
Dicono che rappresenta la tradizione, la storia e la religione. Cercano di ricostruire il culto del dio sole, cercano di ridarsi un identità, quella india, per cercare di ridarsi le proprie radici. Un po' come succede in tutto il mondo per contrastare la globalizzazione.
Mi si è avvicinato un signore che si è presentato come il sindaco per chiedermi cosa secondo me vogliono i turisti. Io, che non aspettavo altro, gli ho risposto: "Dovete far fare trekking duro a questi turisti tedeschi, non dategli hotel di lusso, ma fateli dormire nelle capanne, magari ristrutturate, con pannelli solari invece della luce elettrica con cavi ovunque, usando l'acqua quando e dove si trova."
Io credo che un turista che arriva fin quaggiù in fondo desideri un po' di avventura, penso che voglia trovare la natura, vedere un contadino che ara la terra e mangiare quello che mangia lui e che è spesso molto più buono dei soliti piatti sempre uguali della cucina internazionale. Ho cercato di comunicargli l'idea di un turismo non classico, totalmente diverso da quello che si fa in in giro per il mondo.
Quando andiamo in posti come le Galapagos o le Ande, noi turisti prima di chiedere qualcosa dovremmo pensare seriamente a ciò che stiamo chiedendo. A chi ci ospita il compito di valutare bene se sia il caso di accontentarci o di rimandarci al nostro paese.
Syusy