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Da Dakar verso Cape Blanc

1 June 2007 ore 15:00

Buongiorno da Ignazio.

Siamo ripartiti da un paio di giorni da Dakar, in Senegal, dove ci siamo fermati per un pit stop di 24 ore che ci ha permesso di rifornirci di viveri e gasolio. Il giorno prima dell'arrivo, Nettuno ci ha regalato un enorme pesce vela di oltre due metri, che ha allamato nella lenza fina sul mulinello di sinistra. Ci siamo accorti subito che non era un pesciolino, dal modo in cui scorreva la lenza, velocissima, e dal trillo del cicalino impazzito. Abbiamo manovrato per rallentare l' andatura e io ho frenato gradualmente il mulinello, per non far strappare. Che sorpresa, però, quando i freni sono stati tirati entrambe al massimo e la lenza ha continuato indifferente la sua corsa!

Ho aspettato finisse la lenza e atteso lo schiocco finale, e invece la lenza ha miracolosamente tenuto, credo perché fosse molto lunga e quindi con un buon grado di elasticità. Così è cominciato il lento recupero a mano, un po' per uno, mentre ogni tanto il meraviglioso pesce saltava spettacolarmente fuori dall'acqua diffondendo dei riflessi dorati. Dalla spada pensavamo fosse un marlin, ma quando lo abbiamo faticosamente issato a bordo, ha aperto la sua vela, forse per mostrarci, prima di morire, che meraviglioso animale avevamo catturato. Due piccoli pesci pilota sono usciti dalle sue branchie, come dei clandestini che abbandonano la nave che affonda, e son stati graziati e ributtati in acqua. La grossa preda, invece, è stata uccisa con una coltellata alla testa e resa inoffensiva. Non son poche le storie di pescatori infilzati dalla spada di un marlin o di un pesce spada, quando l' animale era già a bordo delle barche e, tutti, credevano fosse privo di vita.

Con un balzo finale il bellissimo pesce infilzava qualche malaugurato pescatore che a volte veniva addirittura ucciso. A noi è andata bene e in padella è finito lui per pranzo. La macellazione ha richiesto parecchio tempo, ma le mani sono oramai esperte in questo campo. Ci vogliono dei bei coltelli affilati, un po' di pazienza ed alla fine ci si ritrova con dei superbi filetti di pesce che sembrano pronti da vendere al supermercato. Parte di essi è stata messa sotto sale e pepe e sta ancora seccando, i famosi prosciuttini di nostra produzione. Una parte è stata regalata ad alcuni "yachties" a Dakar ed il resto lo abbiamo mangiato noi, un po' alla milanese e un po' alla piastra. Ottimo, grazie.

A Dakar abbiamo conosciuto Eugene, un californiano proprietario di un cargo battente bandiera capoverdiana, personaggio da film. Il cargo è stato acquistato in Nord Europa, probabilmente già sulla strada della demolizione, e rimesso in mare a navigare, nonostante il suo stato di salute. La ruggine la fa da padrona, ma Eugene non ci fa caso e continua a navigare con la sua automobile, la sua moto, il suo enorme gommone, gli sky jet e quant' altro, tutto nelle stive della sua nave. Essendo proprietario, comandante ed equipaggio, nei porti sono obbligati a fargli sbarcare l'automobile e lui può andarsene in giro senza problema alcuno, con la sua auto, ovunque si trovi. 

Ci ha venduto anche del gasolio, che altrimenti sarebbe dovuto essere trasportato con dei bidoni dai locali e travasato a mano nei nostri serbatoi, operazione lunghissima e faticosissima. Invece, Eugene è organizzato e, dopo esserci affiancati al suo cargo, ci ha travasato il gasolio senza nessuna fatica con l'aiuto di una pompa apposita. Nella cucina della nave , troneggia una foto di Johnny Depp vestito da pirata, tratta dal film "Pirates of Carribean".

Adesso siamo di bolina stretta vicino a Cape Blanc, Mauritania. Le mie ginocchia cominciano a dolere perché devo puntarle nel mobile sotto il tavolo da carteggio per non andare a sfondare con il cranio lo schermo del GPS e del radar di fronte a me, vista l'inclinazione. A volte vorrei essere spaparanzato sul divano di casa a guardare la tele, comandante indiscusso del telecomando, con una tazzina di caffè sul tavolino di fronte che non cade per un onda. Ma poi mi sveglio e sono qui, in mezzo al mare, 26 nodi di vento e spruzzi dappertutto, la barca che salta come una cavalletta.

Facciamo finta che sia un film, e torniamo al timone.


Ignazio Mannu

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