Patrizio e il gergo marinaresco
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Dizionario marinaresco: C, D, E
Velisti per Caso, abbiamo ricevuto diversi commenti di apprezzamento per l'iniziativa di pubblicare un traduttore (quasi) simultaneo del linguaggio marinaresco! Nella prima "puntata" abbiamo analizzato insieme l'elenco delle parole che iniziano con A e B, oggi procediamo con le pagine del vocabolario velico dedicate a C, D, E...
Lettera C
Caduta: può essere di poppa o di prua e con questa distinzione si specificano rispettivamente il lato posteriore o anteriore di qualsiasi cosa che si innalzi verticalmente, foss'anche una falla improvvisa in pieno ponte.
Cambusa: un'altra parola abbastanza conosciuta. La cambusa è il deposito dei cibi. “Far cambusa” vuol dire rifornirsi di cibo.
Candeliere: come si diceva, anche i vocaboli arcinoti in barca assumono un altro significato. Il candeliere è quella schiera di aste metalliche che spuntano lungo la falchetta dell'imbarcazione, cui assicurare le “draglie”: quei cavi orizzontali che costituiscono la ringhiera di sicurezza attorno allo scafo. L'insieme di candeliere e draglie si chiama “battagliola”.
Carena: è la parte immersa dello scafo. Se temete che qualcuno vi capisca mentre ne parlate, potete anche chiamarla “opera viva”. Dio sa perché.
Caricabasso: ce ne sono di due tipi: - Manovra di congiunzione fra il boma e il piede dell'albero che tramite un sistema di pulegge contiene il boma nei casi di vento forte così da garantire alla randa le condizioni di tensione più ottimali. - Manovra di congiunzione fra il tangone e il piede dell'albero, che unitamente al caricaalto permette di mantenere la posizione orizzontale del tangone.
Cazzare: non siamo all'asilo. Cazzare sta per “tirare” (ma è preferibile ridere a un funerale che pronunciare questa parola per mare), in riferimento per esempio a una scotta per manovrare una vela. Così può accadere che il Capitano vi ordini di “cazzare la randa” senza per questo volervi offendere o invitarvi a fornire una dimostrazione della vostra virilità. Il suo opposto è “lascare”, senza la “i”.
Chiglia: trave a sezione quadrata o rettangolare che percorre lo scafo da poppa a prua, la chiglia si potrebbe definire come la spina dorsale dell'imbarcazione, su cui assemblare le “ordinate” (le “costole”, per continuare con le metafore). Per la sua tendenza a ospitare le più svariate e acuminate incrostazioni organiche (chiamate “dente di cane”) durante la navigazione, un tempo la chiglia era strumento di tortura con cui punire eventuali insubordinazioni: il “giro di chiglia” consisteva nell'essere imbragati, gettati a mare e trascinati sott'acqua a schiena nuda a percorrere tutta la chiglia. Oggi tutto ciò è puro folklore, ma nel dubbio comportatevi bene.
Cima: corda in fibra vegetale o sintetica di sezione inferiore ai 20 mm, indipendentemente dalla funzione. Da non confondere con sagole, scotte, drizze, gomene, sartie o gherlini.
Coffa: piccola piattaforma semicircolare orientata a prua e collocata presso la sommità di un albero (nei velieri a vele quadre), la coffa fornisce un punto d'appoggio per i marinai impegnati alle vele o di vedetta. E' protetta da una ringhiera tranne che nella parte di prora.
Controfiocco: comincia la serie dei “contro”. In barca a vela questa parola non indica opposizione a qualcosa, ma complementarietà fra le cose (nella sua valenza di “contrappunto”). Così, nei velieri, il controfiocco è il primo e il più piccolo fiocco da prora. Per questo motivo, metaforicamente, l'espressione “coi controfiocchi” (ne esiste anche una versione anatomica più pecoreccia) ha assunto la valenza di abbondanza, completezza.
Controranda: vela da armare sopra la randa, solitamente inferita a un picco e a un alberetto: può essere di forma triangolare o a trapezio.
Controvelaccino: la più alta vela quadra dell'albero di trinchetto.
Controvelaccio: la più alta vela quadra dell'albero di maestra.
Coperta: ponte superiore di una imbarcazione. Percorre tutta la nave nella sua lunghezza concorrendo alla robustezza della sua struttura, e di solito viene rivestita con del fasciame in legno.
Corpo morto: pesante arnese collocato sul fondale per offrire l'ormeggio a boe di segnalazione o imbarcazioni. Resta da chiarire cos'era successo a bordo il giorno che fu coniato questo termine.
Crocetta: braccio metallico che garantisce la tensione delle sartie. Di crocette si parla sempre in coppia (e si contano in “ordini di crocette”) perché ogni braccio ha la sua controparte speculare sullo stesso piano.
Cubia: passaggio tubolare in acciaio per lo scorrimento della catena dell'ancora. E' sempre possibile constatare se qualcuno ne stia manovrando il verricello dal suono simile a un treno che deraglia su una piattaforma di ardesia. “Passare per la cubia” è diventata metafora di carriera attraversata da lunghe gavette, perché disagevole tanto per il cammello quanto per il ricco.
Lettera D
Deriva: - Superficie piatta e allungata, che viene fissata alla parte inferiore della chiglia (una specie di “pinna addominale”) e serve a contenere lo sbandamento, per esempio nell'andatura di bolina, senza opporsi all'avanzamento dell'imbarcazione. Ne esistono di mobili e fisse. - Deviazione dalla rotta prefissata a causa delle correnti. “Andare alla deriva” vuol dire quindi abbandonarsi al corso degli eventi: anche se lo trovate rilassante, non è virtuoso.
Diamante: parte centrale dell'ancora cui vengono applicate le marre (i “bracci”) e il fuso; oppure (tutt'altra storia): sistema composto da sartiole e pennaccini per l'irrigidimento dell'albero frazionato (sì: ne esistono anche di frazionati).
Dormiente: assieme a coperta è un termine tecnico che trabocca di ironia: in barca a vela non c'è tempo per dormire. Il dormiente è il lato in tensione di una cima impiegata in un nodo.
Dritto di poppa: non è il marinaio che arrotonda smerciando tabacco presso l'albero di mezzana, bensì il lato vero e proprio della poppa: lo “specchio” ove convergono le fiancate. A dispetto del nome può trovarsi anche curvo.
Drizza: manovra utilizzata per alzare carichi o issare una vela. Nel secondo caso la drizza prende il nome dalla vela in questione.
Lettera E
Ecoscandaglio: lo scandaglio è uno strumento per calcolare la profondità dell'acqua. Gli egizi si limitavano a buttare giù una corda zavorrata (che senz'altro avrà avuto il suo bravo nome tecnico tipo “cima responsabile”), per poi tirarla su e misurarne la porzione bagnata. Oggi buttiamo giù un segnale a ultrasuoni e convertiamo il tempo di ritardo dell'eco in metri di profondità.
Equipaggio: gruppo di persone cui sono affidate le manovre di una imbarcazione. Ogni membro dell'equipaggio ha una mansione specifica, concordata assieme al (=indiscutibilmente imposta dal) comandante prima della partenza.
Estradosso: superficie convessa di una vela nel lato sottovento (anche perché sopravvento è concava; e indovinate come si chiama?).
Evoluire: modificare la rotta. Vocabolo che può essere utilizzato quando ci si trovi al comando di un'imbarcazione e non si voglia ammettere d'aver perso la bussola. Non perdete prossimamente sul sito le prossime pagine del dizionario...
Emiliano Frignani
Redazione Velistipercaso.it