Il sito navigabile dei Velisti per Caso!
twitter facebook friendfeed flickr youtube scrivi a

velisti tv

> newsletter

> cerca

> credits

iscriviti alla
newsletter


cerca nel sito

Sull'equipaggio di Adriatica

30 January 2014 ore 10:00

di Filippo Mennuni.

 

Caratteristiche dell’equipaggio di Adriatica.

Prendo spunto da un colloquio con un amico comandante d’alto mare, Patrice Franceschi, marinaio di grande esperienza, vero avventuriero e profondo conoscitore degli uomini.



Una buona barca è poca cosa senza un buon equipaggio. E probabilmente è meglio un buon equipaggio su una barca mediocre che il contrario. Ma reclutare l’equipaggio per una barca come Adriatica è un affare serio e tra i più delicati.

Adriatica è una barca abbastanza grande e complicata da richiedere tutte le competenze professionali tipiche della navigazione d’alto mare, ma troppo piccola per poter imbarcare uno specialista di ogni singola specialità. Queste competenze spaziano dalla meccanica alla medicina, dalla marineria alla cucina, dalla capacità di relazionarsi con il pubblico a quella di cavarsela davanti ad una telecamera. Quindi il marinaio ideale che imbarca su Adriatica deve avere un po’ di tutto questo, perchè l’equipaggio è composto di sole 3 o 4 persone.

Durante il periplo del Sud America sulle tracce di Darwin mi sono preso la libertà, nonostante l’armatore non lo ritenesse necessario, di aumentarne il numero fino a 6 elementi. Oggi, per la nuova avventura Pigafettiana siamo già tre, ma voglio almeno avere un quarto elemento tra i miei uomini.

Oltre alle capacità tecniche questi marinai devono assicurare la loro capacità profonda ad affrontare il rigore inerente a ogni avventura, perchè – alla fine – è di questo che si tratta quando si naviga su Adriatica.
E questa è tutta un’altra storia!

Come lo è anche la capacità di vivere insieme 24 ore su 24 in uno spazio confinato e piuttosto spartano. E questo durante settimane o mesi interi, dovendo sempre essere disponibili per gli ospiti, per il pubblico o per gli armatori. E’ una sfida permanente che può essere accettata solo da un certo tipo di individui e con delle regole di vita precise, rigorose e inaggirabili e ogni cosa è pensata per evitare i conflitti, favorendo la solidarietà.

Su questo punto, come mi ha insegnato il grande comandante francese della Boudeuse, un tre alberi del 1916, Patrice Franceschi da cui a volte prendo spunto, è meglio evitare ogni visione “angelica” derivante dall’immaginario collettivo occidentale che vede i marinai come gente che fugge dagli obblighi della società.
Il mix di sole, mare, vela, spazi infiniti è percepito dalla maggioranza dei “terrestri” come la forma più riuscita di vita paradisiaca e senza obblighi, fatiche, responsabilità...

In realtà vivere e lavorare su una barca come Adriatica che ha come scopo la realizzazione di un sogno, di un progetto, di uno scopo certo, è tutta un’altra cosa. Si tratta di una tensione costante verso l’obiettivo che porta con se una quantità di obblighi e di lavoro, indispensabili a raggiungerlo, che non si possono immaginare finchè non ci si è confrontati direttamente. Perchè, in realtà, si tratta di costruire qualcosa. E non si costruisce senza fatica.

In una società come la nostra, dove il protagonista è il consumatore individualista ed edonista, magari intellettualoide sbilanciato a Sinistra, per il quale il solo concetto di "difficolta" è vissuto come un’attentato al proprio ego e alla propria libertà, è per me difficilissimo trovare delle persone adatte non solamente a imbarcarsi per il nostro tipo di viaggi, ma anche solamente a vivere in una comunità chiusa, solidale, dove si esige il sacrificio personale e una disciplina di disponibilità.

Ho impiegato anni a selezionare i ragazzi che si adattano a far parte di questo ristretto gruppo, capaci di affezionarsi ad un progetto e ad una barca. E ogni volta che un nuovo elemento inadatto si inserisce, magari imposto dall’esterno, a prescindere dalle sue capacità tecniche, vedo come viene man mano rifiutato e allontanato, seppur in modo sottile e mai violento.

E anche così, ponendo questa attenzione, non posso essere certo di disporre di veri professionisti finché non sono messi alla prova del mare e della navigazione. L’equipaggio diventa un solo uomo, pronto ad affrontare le prove difficili che non mancheremo di incontrare e desideroso di condividere lo spirito che anima le nostre missioni. In un certo modo è necessario essere degli uomini che si soddisfano nel partecipare ad un’azione comune piuttosto che nel godere un proprio piacere personale. Anche se quest’ultimo non viene dimenticato, ma sorge automatico dall’operare insieme.

E per finire è necessario che questi uomini siano anche delle persone motivate e volenterose, che non si tirano indietro davanti alla necessità, che non si spaventano dell’insicurezza del cattivo tempo, che non si lamentano della monotonia delle guardie sotto la pioggia o al freddo della timoneria. Occorrono delle persone che sappiano “soffrire” sotto il sole cocente o la pioggia e che, magari, vi trovino anche una certa bellezza. Persone che sentato la loro unicità e grandezza nell’accettare la rude vita a contatto con la natura. C’è una differenza sostanziale tra il semplice viaggio in barca a vela e la realizzazione di un progetto. Occorre la disponibilità a lavorare ogni giorno senza sapere quando sarà la propria pausa, occorre svegliarsi nel cuore della notte per essere in pochi istanti pronti alla manovra, magari sotto l’acquazzone durante un colpo di vento. E poi, invece di tornare immediatamente in cuccetta, fermarsi a preparare una tazza di zuppa calda per chi resta fuori di guardia, rinunciando ad un altro po’ del proprio riposo. Nessun compromesso su questo.

Meglio avere per compagni dei ragazzi che cercano di maturare attraverso delle prove difficili che dei semplici passeggeri che nella vita desiderano solo rifuggire ogni difficoltà. E comunque la vita marittima sa gratificare chi la vive pienamente.

Adriatica è, quindi, uno straordinario laboratorio di comportamenti umani.

Ed io ne sono l’orgoglioso comandante.

In questo momento a bordo mi accompagnano Ricardo Cufré, il mio storico secondo e Guillermo Tàlmon, marinaio argentino di grandi capacità.

 

 

Filippo Mennuni

Comandante di Adriatica per le tappe australi

Adriatica SY 

IQ4436

Commenti

Gentile comandante,condivido pienamente le tue argomentazioni sulla tipologia dell'equipaggio perfetto.
sono un aspirante partecipante ad una delle tappe di questo sogno che è l'avventura sull'Adriatica.Proverò ad iscrivermi e se sarò ingaggiato metterò il massimo impegno nel praticare la dottrina del corretto marinaio.
Un abbraccio a te e all'equipaggio.
Buon vento
Biagio De Luca
Marzabotto
Bologna

inserito da Biagio il 30/01/2014 alle 14:36

Caro Biagio, ti aspetto. Quello che ho scritto è un lavoro da fare insieme. Se l'equipaggio non è "buono", guarda a chi lo comanda. Il problema è lí.
Fil
Adriatica SY

inserito da Filippo il 14/02/2014 alle 00:33

Caro Biagio, ti aspetto. Quello che ho scritto è un lavoro da fare insieme. Se l'equipaggio non è "buono", guarda a chi lo comanda. Il problema è lí.
Fil
Adriatica SY

inserito da Filippo il 14/02/2014 alle 00:33

Inserisci commento

Inserisci il codice

riportato qui a fianco

Questo website utilizza i cookie per migliorare la vostra esperienza d'uso. Proseguendo la navigazione date implicitamente il consenso all'uso dei cookie. close [ informazioni ]