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Ferrari Yacht Design
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Hanno scritto alla nostra redazione Paolo e Mario Ferrari, due architetti navali che nel loro lavoro prestano particolare attenzione alle esigenze dei navigatori diversamente abili. Iniziamo col presentarvi i nostri due amici:
- Paolo Ferrari nasce a Roma nel 1972 e si laurea in architettura nel 2001 con una tesi su uno scafo di 33 piedi studiato per permettere la navigazione a portatori di handicap e non. Collabora con cantieri navali e si interssa al mondo della nautica, anche grazie all'intensa attività agonistica con derive (europa e Laser), montipi e barche d'altura.
- Mario Ferrari nasce nel 1967, ed è velista da quando aveva otto anni. Ha maturato esperienza attraverso l'attività agonistica nelle classi Optimist, Europa, Laser e J24. Si laurea nel 1992 in architettura a Roma, nel 1997 consegue il dottorato di ricerca presso l'università di Firenze. Da allora svolge attività di ricerca sia nel suo studio professionale che all'università.
Ma lasciamo subito la parola a Paolo e Mario, che ci descriveranno nel dettaglio tre modelli di barche a vela ugualmente indicati sia per un equipaggio normodotato, sia per un equipaggio formato da portatori di handicap.
Il 28 piedi è un racer monotipo di 8.50 metri di lunghezza, pensato per offrire ai portatori di handicap motorio la possibilità di godere di emozioni simili a quelle di una deriva, rientrando in una fascia di prezzo in linea con il mercato. La barca è pensata per affrontare il mare con gli strumenti e gli accessori identici a quelli in uso ad imbarcazioni di analoga stazza. La filosofia della "versatilità" ha portato ad un progetto che, attraverso il montaggio istantaneo di una barra del timone, si trasforma in un aggressivo monotipo per equipaggi normodotati. La scelta di chi timonerà l'imbarcazione consente di calibrare i gradi di difficoltà dell'uscita in mare: si può manovrare con un equipaggio interamente composto da portatori di handicap, misto o interamente normodotato. In modalità mista è prevista la presenza a bordo di un massimo di cinque persone: tre diversamente abili, un timoniere normodotato ed un "tailer di supporto" anch'esso normodotato. Il progetto prevede un ampio pozzetto, al quale si accede per mezzo di una passerella dimensionata sulla carrozzella stessa, per permettere al diversamente abile di salire e scendere dalla barca in totale sicurezza. Una volta sulla passerella le ruote della carrozzella s'incanalano in appositi binari che la guidano fino alla posizione di comando, dove viene poi assicurata tramite semplici sistemi di bloccaggio per garantire stabilità anche in condizioni di sbandamento dello scafo. Sono tre le carrozzelle che possono trovare posto in barca: due poste verso prua, una di fianco all'altra, la terza a centro pozzetto, in posizione di ospite.I comandi sono rinviati e demoltiplicati alle due carrozzelle anteriori, per mezzo di paranchi. Questo dà la possibilità ad entrambi gli utenti di alternarsi al comando della barca, a seconda del bordo sul quale si naviga. Le manovre delle vele vengono in tal modo dedicate a colui che affianca chi conduce lo scafo in quel momento. É comunque prevista la possibilità di inserire una barra del timone verso poppa, affinchè anche un utente normodotato possa condurre il mezzo in presenza di equipaggio inesperto. La piccola tuga offre un riparo dagli schizzi d'acqua oltre che il luogo in cui trovano una comoda sistemazione le parti sporgenti delle carrozzelle, gli strumenti per la navigazione, un comodo e spazioso gavone portaoggetti. La colorazione dello scafo, studiata per incoraggiare gli inesperti e nel contempo rendere professionale il look, rende piacevole e distintiva l'imbarcazione.
Il 33 piedi è uno scafo di 10 metri, misura nella quale risulta difficile potersi discostare dall'esistente. Questo è stato lo stimolo di partenza nella progettazione di questa barca: infatti, la pianta presenta delle innovazioni sensibili, tra le quali la "spiaggia" di poppa, il corridoio di distribuzione laterale e la zona notte spostata verso prua. Le scelte fatte sono dovute essenzialmente ad una ricerca verso quelli che noi crediamo essere gli ingredienti fondamentali del navigare: comodità nella vita di bordo, rapporto tra interno ed esterno in forte connessione, massimo utilizzo degli spazi. Soprattutto nella zona poppiera, la dinette è adiacente alla grande terrazza sul mare per offrire, a chi vive la vita di bordo, un contatto visivo col mare continuo e soprattutto luminoso. Il pozzetto posto centralmente aiuta ad ottenere questo risultato. Bisogna tenere presente che questa soluzione permette di ospitare, in totale autonomia, un portatore di handicap motorio. Infatti egli è assistito da diversi meccanismi, dalla "salita" a bordo, tramite una gruetta a scomparsa, al comodo ingresso per mezzo di una vetrata scorrevole e ad una pedana idraulica che permette di superare un dislivello minimo, alla salita in pozzetto con l'assistenza di un elevatore integrato nel teak di coperta. Lo studio degli spazi interni prevede che, con la rimozione di alcuni armadi e di pochi altri elementi, gli spazi d'uso risultino agevoli, anche per chi è costretto su una carrozzella; infatti non è necessario separarsene per compiere qualsiasi movimento o azione.incontrato ampi consensi, tanto da essere pubblicato negli ultimi mesi dalla maggioranza delle riviste nautiche. L'interesse che questo scafo ha suscitato è nell'essere progettato partendo dalla presenza a bordo di un portatore di handicap. Rispetto alla totalità delle imbarcazioni a vela progettate, nelle quali la modifica per particolari utenze è obbligatoria (e disastrosa dal punto di vista dell'uso comune e delle prestazioni), il caso in questione ribalta la questione. Lo scafo è espressamente progettato per essere timonato da portatori di handicap senza impedire ai normodotati di fruire dell'imbarcazione. Rinunciando a tutte le attrezzature in genere obbligatorie a bordo (pesantissime piattaforme mobili, costosi attuatori ecc.) la barca è pensata per essere comoda e correre come le imbarcazioni di pari stazza. Si è tenuto conto anche dell'importanza di progettare una coperta innovativa e gradevole. Per questo la caratteristica principale dello scafo di quasi 14 metri di lunghezza è l'assenza di tuga. Ne risulta una linea molto filante, assai gradita dagli addetti, addolcita dalle curve morbide del pozzetto poppiero e dalla forma bombata della coperta. Il progetto, in fase di avanzata ingegnerizzazione, prevede un nuovo tipo di timoneria: una grande ruota sull'asse della barca al centro del pozzetto, consente sia di trovare una posizione ideale per il governo dell'imbarcazione, sia di passarvi attraverso. La ruota è difatti priva di mozzo ed autoportante. Questo elimina totalmente qualsiasi ostacolo dalla poppa alla dinette: nessun ostacolo. Se si vuol timonare ci si ancora ai fermi e ci si ritrova al centro del pozzetto, se ci si vuole cimentare con i winch del genoa o le drizze si oltrepassa la timoneria, se ci si vuol riposare si prosegue fin sotto coperta tramite una pedana a pendenza controllata che distribuisce poi negli ambienti sottostanti. Nel caso di utenti normodotati è possibile allestire la versione a doppia timoneria e sostituire la rampa con una normale scaletta. In entrambe le versioni gli interni, cosi come il pozzetto e la coperta, sono molto innovativi, a dimostrazione di una ricerca ergonomica approfondita. Questa barca è priva di qualsiasi congegno meccanico per abbattere i costi di produzione ma può essere totalmente servoassistita nelle attrezzature atte alla navigazione. Ciò significa che la barca può navigare anche con equipaggio ridottissimo, come avviene oggi per barche di fascia alta. E' da tenere presente che tutti i progetti non nascono da modifiche a scafi progettati unicamente per normodotati, inoltre la realizzazione delle duplici soluzioni è il risultato di un processo di studio in cui le problematiche presenti sono state affrontate di pari passo, per ottenere il massimo risultato con la minore differenziazione della tipologia architettonica. Questo anche per cercare di contenere i costi di produzione e per offrire una scelta ad ampio spettro, verso qualsiasi tipo di clientela. E' stato approntato, inoltre, un programma di promozione a larga scala, attraverso la presentazione dei prototipi presso i maggiori saloni nautici, oltre che alla disponibilità dei più importanti organi di stampa del settore affinché si dia giusto risalto ai prodotti, oltre che alla possibilità di prendere parte a regate nazionali ed internazionali, coadiuvati da campioni e professionisti affermati dello sport della vela. Tanto si è potuto grazie, soprattutto, alle collaborazioni con associazioni affiliate ONLUS, e alla professionalità e alla passione verso mezzi che, come è giusto che sia, devono essere di e per tutti.
Paolo e Mario Ferrari