E' l'alba e questo nuovo giorno inizia con una grido dalla coperta: è il comandante che chiama a rapporto tutto l'equipaggio. Si è liberato un posto in una posizione "normale", quindi si abbandonano palme e benzinai e ci sistemiamo fra un catamarano e un motoscafo. Ovviamente il bulbo di Adriatica ci permette di arrivare con la poppa a non più di 12 mt dalla banchina, ma almeno abbiamo l'ancora a prua e le cime a terra, posizionate su elementi più consoni rispetto alle palme panamensi.

Finalmente ormeggiati si può iniziare la rimessa a nuovo di Adriatica. Marianna e Antonella stendono la scaletta dei lavori su tre fogli protocollo, il comandante litiga ancora con il gommone e Vanni stende sia un velo pietoso sui tentativi di accensione inflitti da Marco al povero motore sia sul proprio piano di lavoro. Ecco tutto è pronto per cominciare, ognuno svolge il proprio compito al meglio: chi svuota i gavoni per risistemare le cose in modo da trovarle al momento giusto, chi - suo malgrado- aggiusta le pompe di scarico delle acque nere e grigie, chi prepara il cavo elettrico per l'allaccio alla colonnina della corrente e chi raccorda il tubo dell'acqua.

Tra scatole, fascette e chiavi a tubo ci rendiamo conto che è ora di cena. Decidiamo allora di ristorarci al ristorante dello Yacht Club e dopo ci fermiamo per scambiare due chiacchere con alcuni marinai come noi di passaggio, provenienti dalle più svariate parti del mondo.

Colon è un grande porto commerciale dove arrivano sia navigatori solitari sia cargo porta containers e, comandante escluso, la conoscenza delle lingue viene messa a dura prova. Domani sarà un altro duro giorno di lavoro, si ritorna su Adriatica e, ricordando la sveglia alle 6.20, Morfeo si impadronisce dell'equipaggio. Hasta luego!

Marco Covre

Comandante di Adriatica