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Il vero marinaio non naviga per i giorni di sole

10 May 2007 ore 09:00

Ciao. Non sto a perdere troppo tempo con le presentazioni, mi chiamo Ignazio e sono un marinaio. Ho una barca che al momento è in Kenya e con lei sto facendo il giro del mondo, ma quella è un'altra storia. Qualche mese fa mi ha chiamato Damiano, vecchia conoscenza, chiedendomi se ero disponibile ad assisterlo nella traversata dal Sudamerica all' Europa, ed eccomi qua.

Devo dire che, escluso me per la mia incapacità nel giudicarmi, è stato tirato su un equipaggio eccellente. Il morale è sempre alto nonostante le avversità meteorologiche, la cucina funziona a pieno ritmo con grande sorpresa di Ferdinando, che dice che gli italiani (lui, seppur italiano di origine, è argentino) mettono le mani sopra i fornelli, e dopo aver spadellato qualche minuto, escono dall' antro fumoso con dei piatti succulenti.

Stiamo uscendo oggi da una burrasca bella forte da Sud Ovest, che durante la notte è calata e girata a Sud. Chiaramente sapevamo cosa stava arrivando, anche se le carte e il bollettino avevano dato meno vento di quello che c'è stato in realtà. Io, in cuor mio, sapevo che c'era qualcosa che non andava. Ci sono dei segni inequivocabili che la natura ci dà, per avvertire l'uomo che qualcosa di grandioso, a volte spaventoso, sta arrivando. Uno di essi è il grande alone intorno alla luna. Non quello bluastro, piccolo e inoffensivo, che tante volte si nota. 

Quello grande io l'ho visto solo prima di una tempesta tropicale in Nord Atlantico, che mi ha preso in pieno il 20 dicembre 1996. L'ho visto anche a volte in Sardegna, quando si preparano le maestralate settembrine che portano l'anemometro a oltre 50 nodi nelle Bocche di Bonifacio, con radio Pertusato, la radio corsa, che annuncia forza 10.

L'ho visto anche l'altra notte.

 

Quindi, al di là delle carte che effettivamente non davano una situazione rosea, aspettavo qualcosa di veramente forte. Certo, a volte il cerchio si forma anche se una depressione è lontana, come era. C'erano tre basse nella zona di Cabo de Hornos (il vero nome di Capo Horn) con le isobare (le linee di uguale pressione) molto vicine, segno di forti venti. E poi c'era una alta, ma molto alta, all'incirca alla nostra latitudine. Il vento va a riempire la bassa pressione dalla alta, nell' emisfero sud in movimento antiorario, seguendo le tangenti delle isobare con un angolo di circa 15 gradi. Chiaramente si spera sempre che il peggio si faccia strada in altri lidi, un po' egoisticamente, lontano dalla nostra rotta.

Invece comincia a soffiare, prima sopra i 30 nodi, poi il forte sibilo diventa sempre più intenso e l'anemometro comincia a segnare oltre i 40 nodi. Ci si mette in condizioni di affrontare la burrasca, anche perché il problema maggiore non è il vento in se stesso, ma l'onda che si alza dopo un po' che lui ha soffiato con forte intensità nei grandi spazi oceanici. Bisogna ridurre la velatura. 

Procediamo infatti con due mani di terzaruoli con la sola randa e planiamo sempre a oltre dieci nodi. L'assetto ideale sarebbe stato con tre mani di terzaruoli e lo yankee tangonato e ridotto, ma, per ragioni a me sconosciute, in barca non c'è un tangone. Oramai, quando l'anemometro segna i 40 nodi, sembra un momento di calma. Decidiamo, in un momento di relativa tranquillità, di ammainare la randa e metterla in posizione di riposo, boma al centro con ritenuta laterale per non farlo sbattacchiare quà e là, nonostante la scotta cazzata.

Issiamo la trinchetta e la barca naviga molto meglio, un po' più lenta ma senza quelle imbardate che prendeva precedentamente sull'onda. E aspettiamo, odorando il pericolo imminente nell'aria salmastra. Gli inglesi lo chiamano "Blow", "Il Soffio". 

A noi ci si è annunciato con una nube brumosa, il vento ha mollato per qualche minuto assestandosi sui 28 nodi, io ero al timone. Damiano in cuccetta, Andrea e Ferdi (!!!) stavano preparando un tè alla menta.
Dall' interno, i rumori del vento sono molto ovattati e non ci si rende conto, molte volte, di ciò che succede fuori. Io ero stupidamente ed un po' presuntuosamente senza cintura di sicurezza, quando il forte sibilo si è trasformato in muggito, imitando le note più basse di un organo da chiesa. La pioggia ha cominciato a scrosciare e la visibilità si è ridotta tantissimo, al Diavolo non piace farsi vedere in faccia.

Quando mi son girato a dritta, però, l'ho visto. Era bianco e urlava, informe si trascinava sull' acqua, turbinii di schiuma si levavano attorno a Lui, per fargli da scudo. Procedeva altezzoso, incurante delle tue ataviche paure. Certo che io ero una bella preda, così slegato con l'unico appiglio della ruota del timone. Ignazio, dov'è la tua cintura di sicurezza? Guardo l'anemometro che segna i 60 nodi. Penso al mare incredibile che può alzare questo vento se dura ancora per un po' e chiamo qualcuno dall'interno perchè mi passi la cintura, esce Andrea, poi Damiano e poi Ferdi. Lo spettacolo è terribile ma immensamente bello.

Allora mi viene un pensiero: forse non son solo le belle giornate di sole con 15 nodi di vento che continuano a farci andare per mare...

Oggi il mare si è calmato.

 

Ignazio Mannu

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