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Intervista a Alex Bellini
Intervista a Alex Bellini
Il mondo dei velistipercaso è un porto franco per i velisti provetti, per gli aspiranti lupi di mare e per i timidi amanti dell'acqua, ma non solo. Questa settimana vi parliamo di un VPC un po' anomalo, ma le cui avventure ci hanno subito affascinato: Alex Bellini. Le sue traversate a remi dell'Oceano Atlantico (2005) e di quello Pacifico (2008) sono le sfide che hanno creato più clamore.
L'abbiamo intervistato per farci raccontare i suoi viaggi e per capire cosa spinge un ragazzo di montagna a prendere la strada del mare...
Partiamo dall'inizio, ti va di presentarti ai velisti per caso?
Mi chiamo Alex Bellini, sono nato in Aprica, piccolo paese di montagna, in provincia di Sondrio e ho 32 anni! Attualmente vivo in provincia da Verona, in campagna. Sono sposato dal 2007 con Francesca e abbiamo una figlia, Sofia, di 11 mesi.
Abbiamo letto le tue avventure e siamo rimasti affascinati dai tuoi racconti delle traversate a remi. Come ti è venuta l'idea di prendere il mare in questo modo?
Inizialmente, l'idea di attraversare l'Atlantico non era supportata da una qualche passione per il mare. Sono nato e cresciuto in montagna e del mare non conoscevo nulla. Volevo attraversarlo perché nel cammino qualcosa mi diceva che avrei vissuto un'esperienza straordinaria. E perché fosse veramente straordinaria la volevo fare il più lentamente possibile, per restituire a me e al tempo il giusto spessore.
Per definizione, i velisti per caso navigano a vela, ma ci sono sempre delle eccezioni! Come ci si prepara a dei viaggi come i tuoi?
Le cose da prendere in considerazione in un viaggio di questo genere sono un milione. Sono tantissime le variabili che se penso ancora agli anni di intensi preparativi mi viene la tachicardia. L'unica maniera con cui ci si prepara a dei viaggi come il mio è pensare che tutto, in un certo senso, sia possibile e soprattutto non avere fretta. Le cose prima o poi arrivano. Quali sono i ricordi più vividi di questi viaggi? Il senso di nostalgia che mi prendeva al momento delle partenze. Quando sciolgo gli ormeggi, mi allontano dal pontile e mi affido alla corrente del mare so che passeranno lunghi mesi prima di rimettere piede a terra e di rivedere mia moglie (sposata 7 mesi prima). Ma anche il piacere di sentirmi accolto in mare, le mille straordinarie sfumature delle albe e dei tramonti e il senso di totale appagamento nel fare ciò che desideravo fare da anni.
Te l'avranno chiesto decine di volte, ma la curiosità lo impone: qual è stato il momento più difficile che hai dovuto affrontare?
In mare, ogni giorno che si conclude è una scommessa vinta. Con le difficoltà ci si convive e non ci si dice più "Speriamo che vada tutto bene", ma "Speriamo che anche la prossima difficoltà sia gestibile e superabile", c'è una lieve differenza. Tra le tante volte in cui mi sono sentito in difficoltà ricordo la volta in cui, preso dallo sconforto, dalla stanchezza e dalla frustrazione (remavo da cento giorni contro corrente e di notte, mentre riposavo, perdevo buona parte delle miglia guadagnate di giorno), seduto in cabina, non mi partiva l'impulso dal cervello a mettermi ai remi. Avevo ancora tante energie da spendere, ma improvvisamente era come se fossi paralizzato. A uno stimolo non corrispondeva una reazione. Mi ero giurato che sarei rimasto lì, in quella posizione, finché non avessi trovato qualcuno che mi avrebbe raccolto e portato a casa. Il pensiero però immediatamente era andato all'ultima volta che avevo avuto un incontro con altri esseri umani, cinque mesi prima! Che possibilità c'era, a quel punto, di fare degli incontri?
Da navigatore a navigatore, che consiglio daresti a un velista per caso?
Dalla mia piccola esperienza sono arrivato alla conclusione che il vero pericolo in mare non è legato alle insidie della natura quanto piuttosto, ancora una volta, alla presenza dell'uomo che spesso è molto aggressiva. Il consiglio che darei, quindi, è di prestare sempre molta attenzione attorno a sè. Questo si traduce in una maggior sicurezza, a beneficio proprio e degli altri navigatori. Le avventure di Alex ci sembrano un bel modo per spingere i velistipercaso a riflettere - casomai ce ne fosse bisogno - sul rapporto con il mare e con questo ecosistema così diverso da quello a cui siamo abituati. Se siete curiosi di conoscere meglio le sue sfide, visitare il suo sito ufficiale, dove troverete anche una breve descrizione dei suoi libri (incluso "Il Pacifico a remi", appena pubblicato da Longanesi).
Buon vento!
Serena Canu
Redazione di Velistipercaso.it