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L'avvolgifiocco dà forfait, che manovra!

10 March 2002 ore 20:00

Vanni Chessa, il nostro secondo, detto l’Ammiraglio per il suo aplomb. Vanni, ad un certo punto, saranno state le 23, va a prua, senza dire niente.

Paolo lo interroga:

“Cosa c’è”

“Niente” risponde l’Ammiraglio col suo solito tono understatement “Non funziona più l’avvolgifiocco. Volevo ridurre il genoa e non avvolge.”

Io ho cominciato a preoccuparmi quando Vanni ha svegliato Marco, che era fuori turno: se l’Ammiraglio sveglia il capitano vuol dire che è grave.

Quando, dopo una ispezione a prua, Marco è tornato sottocoperta, la sua faccia era terrea. E allora, conoscendolo, mi sono terrorizzato, della serie (non scherzo) stomaco chiuso e attacchini di panico e cagarella. Infatti c’erano 25-30 nodi di vento, onda pesante, forza 4-5. Un genoa come quello di Adriatica, senza essere almeno in parte arrotolato, non stramba nemmeno (cioè non cambia mura, non cambia direzione alla barca): non ci passa, tra lo strallo di trinchetta (una vela più piccola che va a prua) e le altre manovre che abbiamo a prua, sul davanti.

Da notare che stavamo filando a 10-11 nodi verso terra, verso Santo Domingo. Bisogna ammainare il genoa. Ma come fare? Vanni (che nel frattempo ha perso l’aplomb) propone la manovra classica: issiamo la trinchetta davanti al genoa (cioè mettiamo una vela davanti all’altra, cosicché la prima toglie il vento alla seconda) e poi lo tiriamo giù. “Ma la trinchetta è grande un quarto del genoa!” Ribatte il Capitano. Si guardano, stanno zitti, alla sarda. (adesso ci rido un po’ su, ieri sera no, perché la forza di una vela come il nostro genoa gonfiato da 25-30 nodi di vento, nella mia ignoranza, so cosa significa: può scaraventare in alto non una ma dieci persone…).

Poi Marco, il Capitano, decide: “Io dò tutto motore, per cavargli il vento apparente, visto che siamo di poppa, poi lo cazzo a ferro così quando lo mollo cade in coperta e non in mare”. Cazzare a ferro vuol dire tirarlo al massimo, cioè dargli ancora più forza… A me sembra una pazzia. In qualità di “Armatore” dico la mia: “Senti, tagliamo e molliamo tutto e perdiamo il genoa, meglio lui piuttosto che qualcuno si faccia male…”

Lo sguardo del Capitano, adesso, è proprio quello di un cinghiale incazzato: “Piuttosto che perdere il fiocco, mi faccio male io, mi spezzo le braccia!”

Cosa gli vai a dire, a uno così? Marco, a questo punto, chiede l’aiuto di tutti – altra cosa mai successa finora. I Lunapop, in qualità di passeggeri che non devono correre rischi, vengono pregati di barricarsi sottocoperta. Marianna, Giacomo, Giovanni e Vanni, tutti con l’imbragatura e legati, si preparano a tirar giù il fiocco (che non mi è mai sembrato così enorme) a braccia. Il capitano è alla drizza, cioè alla scotta che una volta mollata lascerà libero il genoa.

Io devo assicurarmi che la scotta sia in chiaro, cioè non sia ingarbugliata. Marco mi guarda e mi fa capire che è importante: lo so, se dovesse ingarbugliarsi e il fiocco restasse a metà, porterebbe via quelli che lo stanno ammainando, ma io avrei preferito un lavoro meno di responsabilità e più di braccia, per sfogare la tensione. Adesso, infatti, deformato da decenni di militanza ironica, antiretorica e sdrammatizzante, la faccio facile. Ma ieri sera, per la terza volta su questa barca, ho avuto paura. Oltretutto, con tutta la fiducia in Marco, la manovra mi sembrava azzardata: avrei preferito l’intuizione più da manuale di Vanni.

Invece, è stato una sorta di miracolo: il genoa, col motore al massimo, si è in parte sgonfiato e, una volta ammainato, visto che era cazzato al massimo, è crollato in coperta, senza quasi che i miei compagni dovessero tirarlo giù. Non si è nemmeno bagnato!

Dopo aver festeggiato lo scampato pericolo, dopo essermi complimentato con Marco e avergli dato atto dell’intuizione giusta, abbiamo realizzato che, col il gennacher schiantato e il fiocco fuori uso, non avevamo praticamente più vele di prua, a parte lo spinnaker che in quella situazione era improponibile. Abbiamo dato motore, per forza.

Ma come faremo? Un nuovo avvolgifiocco? Ma quando potrebbe arrivarci? E dove? E poi smontare questo e rimontarne uno nuovo, significa tirar giù lo strallo di prua (il cavo che tiene l’albero, da davanti). Ho dormito rincuorato da un lato, dall’altra molto preoccupato. Pensavo a Syusy e Zoe. Riusciremo a ripartire in barca da Santiago di Cuba?

 

Patrizio

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