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Montecristo, Giglio e Giannutri
Durante il loro viaggio alla ricerca dei Popoli del mare, Syusy e Patrizio non si sono dimenticati di passare da Montecristo! Isola avvolta dal mistero, oggi protetta e sotto il controllo dell'Ente Parco Arcipelago Toscano e del Corpo Forestale di Follonica.
La sua storia si perde nella leggenda che ci racconta di come San Mamiliano, arcivescovo di Palermo giunto sull'isola per fuggire dal re dei vandali Genserico, avrebbe ucciso il drago che abitava sulla cima più alta dell'isola. E sulle orme di San Mamiliano, nel corso degli anni numerosi monaci scelsero Montecristo come luogo di eremitaggio. Si racconta che nel loro monastero avessero accumulato un tesoro che avrebbero fatto gola a uno dei pirati più sanguinari del '500, il turco Dragut. C'è chi narra che il corsaro mise a ferro e fuoco l'isola mettendo in schiavitù gli abitanti, ma ci sono alcune voci che parlano della sagacia di alcuni monaci che riuscirono a mettere in salvo il tesoro.
Comunque siano andate realmente le cose, è certo che l'identità di Montecristo si è legata nel corso dei secoli con la leggenda di un immenso tesoro nascosto chissà dove nei suoi meandri. Addirittura Alexandre Dumas si è lasciato suggestionare, trovando lo spunto per il suo romanzo “Il Conte di Montecristo”. Secondo alcuni studiosi, anche Agata Christie stava per ambientare qui il suo giallo “Dieci piccoli indiani”!
Anche oggi quest'isola rimane avvolta da un'aura di irraggiungibilità e mistero, dovuta soprattutto alla sua particolare conformazione, alla posizione geografica – è la più distante dalla costa fra le isole dell'Arcipelago Toscano – e dalle severe norme che ne regolano l'accesso. Solo un numero ristretto di visitatori può ottenere il permesso per raggiungere e visitare Montecristo, presentando domanda al Corpo Forestale di Follonica e all'Ente Parco. Essendo zona a protezione integrale, infatti, ogni passaggio dell'uomo è ridotto ai minimi termini e costantemente controllato. I due guardiani e gli agenti del corpo forestale sono le uniche persone che possono abitare sull'isola, stando sempre attenti a non interferire con il corso della natura e non spostando, quindi, neanche gli alberi caduti a causa del maltempo. Fra i pochissimi abitanti che hanno vi hanno soggiornato in passato ricordiamo Vittorio Emanuele III, che avrebbe usato l'isola come sua riserva di caccia esclusiva, ben più indietro nel tempo, addirittura gli Etruschi, che tentarono un insediamento.
Per compensare la quasi totale assenza dell'uomo, però, non sono mai mancate diverse specie di animali e, in particolare, un numeroso gregge di capre! Ecco come la descrive Carlotta dopo la sosta di Adriatica: “Montecristo era...speciale...irreale e fuori dal tempo, 4 persone, 250 capre selvatiche, molti conigli e un'enorità di gabbiani”.
Pensiamo che fra le cose più affascinanti di quest'isola ci siano i racconti delle poche persone che l'hanno vissuta intensamente, ossia i guardiani. Dall'esperienza di uno di loro è nato addirittura un libro, il “Ponte di Montecristo”, che ripercorre circa 10 anni di una vita a stretto contatto con la natura e il mare, un vero e proprio percorso di ricerca interiore.
E' quindi con queste immagini e questi ricordi che Adriatica è ripartita, portando i nostri a visitare altre due isole dell'Arcipelago Toscano: il Giglio e Giannutri. Radicalmente diversi da Montecristo, ma non per questo meno interessanti, questi due lembi di terra più vicini all'Argentario sono più raggiungibili e facilmente visitabili.
Il Giglio, in particolare, è quella più collegata alla terraferma tramite un servizio di traghetti giornaliero. Fra le località più visitate ci sono Giglio Porto, piccolo e pittoresco, e il Castello, a 450 metri sul livello del mare e posizionato sulla sommità dell'isola. Altra zona di interesse turistico è il Campese, un insediamento nato di recente e posto a nord-ovest in prossimità della grande spiaggia di terra rossa, vicino alla torre medicea e ai faraglioni.
L'altra isola, più piccola e più a sud, è Giannutri. Meno abitata del Giglio, Giannutri ospita alcune case che vengono aperte solo per alcuni mesi all'anno. Non ci sono, però, altre strutture e le forme di turismo che si possono trovare consistono principalmente nell'immergersi nell'atmosfera e nella natura del luogo, ascoltandone i silenzi e apprezzandone l'isolamento dal resto dell'Italia. I collegamenti di linea con quest'isola sono quasi nulli, ma d'estate i turisti che si avvicinano all'isola possono raggiungere anche 3000. L'isola di Giannutri, per la sua conformazione e le sue dimensioni, è un ambiente particolarmente sensibile e a rischio.
Se avete in programma una visita, pensiamo sia utile documentarvi con un po' di anticipo sulle regole e sulle condizioni dell'isola. In particolare, abbiamo trovato online un resoconto delle condizioni dell'isola a cura della sezione di Legambiente dell'Arcipelago Toscano. Oltre agli aspetti naturalistici, non dimentichiamo inoltre che sull'isola ci sono stati, nel corso del tempo, numerosi tentativi di insediamento. Per primi i romani, di cui rimane la villa o il complesso di cisterne vicino alla Cala Maestra, ma anche i corsari e, nel 1800, due nobili della famiglia degli Adami. E proprio da uno di questi due fratello, Gualtiero Adami, prende vita la storia d'amore con la nipote Marietta Moschini, molto più giovane di lui e rimasta sola sull'isola alla sua morte, nel 1927. Si narra che la giovane sia stata vista da alcuni pescatori aggirarsi di notte fra le rovine di villa Agrippina, disperata per la morte di Gualtiero...
Dopo la visita di Giannutri, Adriatica ha proseguito il suo viaggio verso sud. Non perdete gli approfondimenti delle prossime settimane!
Buon vento,
Serena Canu
Redazione di Velistipercaso.it