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Lettera aperta di Gigi Nava a Cino Ricci

15 July 2003 ore 18:00

Adriatica è arrivata a Darwin, macinando di buon passo più di 3000 miglia nel mar di Tasmania e lungo l'insidiosa e interminabile Grande Barriera corallina.

Molti i momenti magici: nella tempesta tra Auckland e Sydney o durante la delicata navigazione tra un faro e l'altro nei canali tra i numerosissimi reef e la costa.

Adriatica è stata una buona barca, sfoggiando con sicurezza nei tempi duri il suo pescaggio forse eccessivo e sfiorando poi timidamente per 1000 miglia i fondali corallini della costa australiana. In tutto questo, caro Cino, un denominatore comune: un equipaggio di sole donne! Ebbene sì, un po' per caso e un po' per scelta, in questo ritorno di Adriatica verso l'Italia, mi sono trovato sempre ad avere un equipaggio appartenente al "sesso debole", di cui sono stato e sono ancora molto fiero.

Caro Cino, pur riconoscendoti il ruolo incontrastato di simpatico patriarca della piccola famiglia di navigatori italiani di cui da 26 anni faccio parte, mi permetto di scriverti per dirti che non è con spirito polemico, ma per onore di giustizia, che sono quindi in completo disaccordo su quanto hai scritto a suo tempo in quell'articolo di Bolina a proposito delle donne a bordo.

Potrei portarti una mia valutazione su alcune centinaia di donne che ho potuto osservare in tutti questi anni di esperienze fatte a tutte le latitudini e in quasi tutti i mari del mondo. In modo sintetico ti posso assicurare che ho avuto a bordo delle donne straordinarie, indipendentemente dalla loro età e dalla loro competenza nautica. Non voglio parlarti qui della mia compagna Irene che ha ormai superato le 200.000 miglia, ma piuttosto di quelle donne che sono venute a bordo come ospiti o per fare un po' di esperienza e dare una mano.

Potrei partire dalla fine degli anni 70, quando il "maschio beato" trovava anche nella barca un facile strumento di dominio. Come tu sai, in quegli anni erano poche le donne che si avvicinavano alla vela e in particolare alla vela d'altura, ma anche di loro ho un ricordo vivo di ottimi marinai, ben lontani da quella "zavorra" di cui parli nel tuo articolo. Antonietta, Marina, Laura, Isabella, Simona, Lucia, Annalisa, Sandra, Elda, Romana, Carmi, Maela, Roberta, Maria, Daniela, Rosella, Natalia, Elena (non posso continuare per motivi di spazio e mi scuso con tutte le altre): con loro abbiamo formato dei fantastici equipaggi e fatto grandi e pioneristiche navigazioni. Se qualche volta la componente "forza" non era la loro prerogativa saliente, in cambio esse supplivano in altro modo, tanto da compensare quella banale qualità. 

La loro precisione e affidabilità, dai turni al timone alle manovre a prua, il clima stimolante che sapevano creare, la sensibilità nel dare una mano nel modo e nel momento più opportuno, la capacità di resistenza alla fatica, l'umanità che le seguiva anche nei momenti meno facili, ne facevano quasi sempre la punta di forza dei miei innumerrevoli equipaggi. 

Mi ricordo ad esempio una volta in cui Isabella, al culmine di un fastidiosissimo mal di mare che la prostrava da ore, trovò la forza di aprire gli occhi e di dire "ma guarda come è brava la barca a farsi strada con questo mare enorme". In effetti, impegnati tutti in quella dura bolina, nessuno di noi si era curato di rivolgere un pensiero alla barca che arrancava faticosamente. Tanto meno i ragazzi, stesi a tappeto e preoccupati soprattutto del loro stomaco. Sono passati tanti anni e ancora mi ritrovo a pensarla allo stesso modo. 

Con Irene, Alessia, Silvia, Ida e la giovane Federica, Adriatica ha navigato da Auckland a Sydney, Brisbane, Cairns, Capo York e Darwin. Qui abbiamo incontrato Syusy che non ha certo esitato ad entrare subito a far parte del gruppo ragazze.

Insomma, caro Cino, le donne a bordo sanno fare tutto e bene e normalmente svolgono con serietà e responsabilità ciò che viene loro richiesto. E poi...sai sempre dove sono, perché la loro predisposizione "alla conversazione, al cicaleccio e alle risate" ti permette di localizzarle facilmente... (anche in una barca grande come Adriatica!).

Adriatica partirà fra alcuni giorni con la regata classica Darwin-Bali e ancora una volta l'equipaggio sarà a maggioranza femminile. Sono sicuro che la "Rossa" di Patrizio e Syusy saprà fare la sua parte e che le ragazze (o signore) avranno come sempre un ruolo fondamentale.

Con simpatia e stima,


Gigi Nava

Skipper di Adriatica

 

Risponde Cino Ricci


Vorrei chiarire una volta per tutte, che non ho mai distimato le donne in barca. 

Conosco personalmente Autissier, Mc Arthur, Arthaud, Ida Castiglioni, Mary Bleuitt Pera e tante altre di cui ho grande stima ed ammirazione.

Ho dichiarato una volta (e me ne pento) che gli equipaggi misti per regate lunghe non mi piacciono perché le donne a bordo, nella necessaria promiscuità, possono traumatizzare i loro compagni, creare rivalità o farli sentire "obbligati" ad un aiuto in momenti difficili.

Devo aggiungere che, a parte la forza fisica ed il peso, le donne hanno qualità e determinazione ben superiore agli uomini: parlo comunque di quelle che hanno le "palle"!


Cino Ricci

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