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Lungo la corrente di Capoverde

16 February 2002 ore 21:00

Diario del mattino

 

Abbiamo abbandonato già da 24 ore le Canarie, facendo rotta per Sud-Ovest, cioè in pratica verso le Isole di Capoverde. Infatti, il famoso aliseo, il vento da ovest che ti porta dritto dall’altra parte dell’Atlantico, non soffia a questa latitudine, ma un po’ più giù, circa intorno a 20 gradi di latitudine nord. Il “casello” in cui dovremmo entrare nell’autostrada dell’aliseo dovrebbe stare a venti gradi di latitudine nord e trenta gradi di longitudine ovest. E toccherà fare 950 miglia per arrivarci! Ora siamo spinti da quella che viene chiamata la corrente di Capoverde, che trascina appunto dalle Canarie in giù.

 

Poi, lasciata la corrente capoverdina, dovremmo incontrare la famosa corrente del golfo, che girando attorno alle coste dell’Atlantico (è quella che porta i suoi benefici influssi all’Europa del Nord), dovrebbe portare Adriatica dritta ai Carabi. Ed ecco la prima bufala: mi avevano lasciato credere che la traversata atlantica era tutta “autostrada”, cioè aliseo in poppa, invece quasi la metà del tragitto è "strada normale", col vento che c’è e non c’è e che cambia spesso direzione. Per ora, comunque, il vento fa la sua parte: circa 15-20 nodi da nord-est, che permettono ad Adriatica di andare come un treno (anche a 9 o 10 nodi).


Adesso che, farmaci o non farmaci, la nausea comincia ad abbandonarmi, inizio a prendere gusto anche alla vita di bordo. Gli spazi, in previsione del mal di mare, me li sono ben organizzati: so esattamente dove sono le mie cose (magliette, mutande, medicine, cerata, cintura di sicurezza) e posso trovare tutto al primo colpo. Provate voi, infatti, a cercare qualche cosa, su una barca che salta di qua e di là come un cavallo impazzito, magari in preda al mal di mare… Vanni mi ha montato anche il telo antirollio, in pratica una spondina di tela come quelle che si mettono sul lettino dei bimbi perché non cadano.

 

Per cui la mia cuccetta assomiglia ad un nido, dove mi butto molto volentieri. Dietro la testa ho un ritratto di Moitessier dentro ad una cornice kitch, fatta di conchigliette. Dentro la cornice ho infilato anche una foto della Zoe. Sulla porta del bagno c’è invece una foto di Syusy, quella del calendario di Max, quella dove “si sveste” da Arlecchino… Cino divide la cabina con me. Ha dei ritmi sonno-veglia incredibili: dorme due ore, poi legge un’ora, poi si alza a controllare che tutto vada bene, poi legge un’altra ora, poi dorme due ore… Io, invece, dormirei sempre. Prima perché ero intontito dal mal di mare, adesso perché sono cullato dalle onde…

 

Diario della sera


Domani come oggi: rotta verso Capoverde.

Difficile, in un viaggio così, prevedere quello che accadrà. Potrebbe accadere tutto o anche niente, dipende dal vento, dal mare. Una cosa è certa: non dipende da noi se non in minima parte: ecco perché, forse, i marinai sono così superstiziosi.

Marco ha paura del colore verde, Cino dice che se si posa un uccellino sulla vela porta sfortuna, altri non vogliono che si nomini la parola mare e vento (per cui io li chiamo Mario e Giuseppe, Mario forza 3 e venti nodi di Giuseppe…). Il motivo potrebbe essere che sei talmente in balia del destino, che sei portato a fare dei riti scaramantici continuamente.

 

Patrizio 

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