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La Martinica, terra di Francia

20 June 2006 ore 19:00

Se Antigua era la porta dell'Inghilterra verso i Caraibi, l'isola di Martinica lo è per la Francia. Perché questa isola di 1128 kmq e 360.000 abitanti si sente "terra di Francia" (lo è dal 1632), non fosse altro che alla madrepatria ha dato addirittura un'imperatrice. Infatti nel paese di Trois Ilets si può visitare ancora la casa natale e la chiesa dove nel 1763 venne battezzata Joséphine Tascher de la Pagerie, vedova del generale Beauharnais, una splendida donna creola che furoreggiava nella Parigi post-rivoluzionaria e che ebbe la ventura di incontrare un giovane generale, certo Napoleone Bonaparte, di cui divenne moglie ("l’incomparabile Joséphine accende una fiamma viva e ardente nel mio cuore e nei miei sensi" scriveva Napoleone). D'altra parte l'isola è di una bellezza veramente ‘imperiale’ ed è anche un sistema complesso, con le sue diverse coste, atlantica verso est e caraibica verso ovest.


Il nord è montuoso (Pitons du Carbet), ricoperto dalla foresta pluviale, con splendide cascate nell'interno dell'isola (si segnalano ad esempio les Gorges de la Falaise). Poi le grandi piantagioni di ananas, banane e canna da zucchero, la vera regina della Martinica (esiste una Maison de la Canne a Trios Ilets che ha come motto "una terra, una pianta, un popolo"). 

Anche in questo caso, a partire dal XVII secolo, fu lo schiavismo a caratterizzare la vita dell'isola, soprattutto per la coltura della canna (a fine Seicento si contavano alla Martinica ben 184 mulini da zucchero) e questa terra caraibica era un punto centrale nelle importazioni francesi non solo per lo zucchero, ma anche per il caffè, il cotone e l'indaco. Non a caso era appetita anche dagli Inglesi in una lotta secolare per il predominio sulle ricchezze caraibiche. Lotta che si caratterizzò anche per eventi singolari come la conquista da parte dei soldati di Sua Maestà Britannica di un vero e proprio scoglio alto 176 metri nel 1804; in questa difficile posizione e con la sola compagnia degli uccelli marini resistettero un anno e mezzo e vennero espugnati dai francesi grazie all'invio di barche cariche di rumEcco il vero protagonista, il rum, ma non quello ‘industriale’ prodotto con la melassa, prodotto di scarto della lavorazione dello zucchero, bensì il cosiddetto rum agricolo, orgoglio dell'isola, prodotto dal puro succo della canna, 100 chili di canna, 10 litri di rum. L'isola ricorda in ogni angolo questo suo prodotto: il Museo del Rum – Plantation St.James a Sainte Marie in mezzo a 250 ettari di piantagione, con una distilleria ancora funzionante, l'Ecomusée de la Martinique a Riviere Pilot, ecc. 


Nell'isola esiste anche un Museo della Banana, altra cultura caraibica, un appezzamento di quattro ettari dove sono coltivate tutte le specie di banane del mondo (e dove è possibile anche assaggiarle).
A Saint Pierre, antica capitale dell'isola, c'è invece il Musée Paul Gauguin: non stupisca questa quantità di musei, è tipicamente francese valorizzare ogni particolare della propria arte e anche della cultura materiale e la Martinica non è da meno. Gauguin parte in una fredda primavera francese nell'aprile del 1887 e sbarca alla Martinica : "vado a vivere da selvaggio" dice perentorio alla moglie e trova alloggio ad Anse Turin. "Siamo in una capanna di neri ed è un paradiso a due passi dall'istmo. Sotto di noi, il mare bordato di palme da cocco, sopra di noi, a venticinque minuti dalla città, alberi da frutto di ogni specie”.

Natura stupenda, libertà del corpo e dello spirito, un mondo coloniale fatto di neri, cinesi, amerindi, ma anche dissenteria e febbre. Dopo pochi mesi ritornerà in Francia, ma rimarranno nella sua pittura i colori vivi , la vegetazione lussureggiante e il mare profondo della Martinica, il “paese degli dei creoli”.


L'altra caratteristica notevole dell'isola dal punto di vista naturalistico è la Montaigne Pelée, il grande vulcano alto 1397 metri che caratterizza la parte nord dell’isola (non a caso in questa parte dell’isola le spiagge sono di sabbia scura di origine lavica). Nel 1902 vi fu un’enorme eruzione vulcanica che fece scalpore in tutto il mondo: i geologi inglesi Anderson e Flett che assistettero all’evento ci parlano di nubi ardenti, di valanghe di cenere, massi lavici e gas ad una temperatura fra 200 e 900°C che scendono dal vulcano ad una velocità di centinaia di chilometri all’ora. La piccola capitale dell'isola, Saint Pierre, che veniva denominata “la Parigi delle Antille”, venne cancellata ed insieme a lei ben trentamila abitanti.

Una catastrofe di dimensioni spaventose per la piccola isola, che ha impedito per sempre la rinascita di Saint Pierre (che oggi è un paese di circa 6000 abitanti), tanto che il governo francese vi inviò un superesperto Alfred Lacroix che su questa eruzione scrisse un'opera monumentale e che per eruzioni come quella del 1902 coniò l’espressione "peleana" ossia un'eruzione in cui la lava è così densa da formare un tappo nel condotto; spinto dai gas di combustione, il tappo sale lentamente, mentre dai fianchi del vulcano fuoriescono nubi ardenti. Tutte testimonianze dell'evento che si trovano nel piccolo Museo Vulcanologico di Saint Pierre (dove sono conservati anche gli oggetti di uso comune fusi deformati dal calore dei gas ardenti, oltre a numerose foto d'epoca). Un inferno di fuoco in quello che oggi è un piccolo paradiso tropicale.



I ragazzi della 4°A

Liceo scientifico tecnologico Mattei

Commenti

salve a tutti, mi chiamo Tiziana sono di Torino ma da 16 anni
vivo all'ISLA MARGARITA VENEZUELA e stavo pensando:
se venite da queste parti, perche' non ci possiamo incontrare?
mi piacerebbe tanto conoscervi. Spero che troviate il tempo di rispondermi e anche magari di fare un salto da me.
Tanti cari saluti a tutti ciao

inserito da tiziana il 25/05/2013 alle 17:25

Ciao Tiziana, siamo passati con Adriatica proprio nel viaggio di cui leggi il diario di bordo in questa sezione del nostro sito! Se torneremo ci ricorderemo di scriverti

inserito da Velistipercaso.it il 27/05/2013 alle 10:54

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