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Navigando verso Bali

29 September 2009 ore 15:00

Siamo partiti ormai da otto giorni dalle Solomon e siamo a metà del nostro trasferimento verso Bali. La navigazione continua a essere molto veloce: gli alisei hanno ancora polmoni robusti, le giornate sono calde e assolate e il cielo notturno ha spazio solo per le stelle. Sfuma il ricordo di piogge e temporali degli ultimi mesi… Era il 10 settembre quando siamo partiti da Gizo, sfilando con Akoya davanti al piccolo mercato di frutta, verdura, noci di betel e pesci insospettabilmente commestibili (pappagalli, Napoleoni, chirurghi ecc). La giornata era talmente bella da sembrare una beffa.

Eravamo infatti reduci da una crociera “eroica” durante la quale, senza avere l’audacia di pensare al SOLE, siamo rimasti per nove giorni quasi ininterrottamente sotto una pioggia torrenziale. Ormai disperati abbiamo steso un bel filo attraverso la sala macchine (sempre calda) per appendere e asciugare tutti i nostri indumenti infradiciati! Per noi è stato però molto confortante avere a bordo due ragazzi in gamba come Gianluca e Anna, i giovani amici che hanno condiviso questo tempo infame senza perdere nè entusiasmo nè la voglia di nuotare e di esplorare reef senza colori.

Oltre a questo l’impatto quotidiano con le isole e la primitività dei loro abitanti è stata un’esperienza molto forte che li ha sicuramente ripagati del maltempo. Increduli davanti alla processione di canoe che sbucavano a tutte le ore da tutte le parti portando “merce di scambio”, si sono dati da fare in prima persona per organizzare i baratti alla conquista del cibo quotidiano: melanzane, insalata, uova, papaie, ananas dolcissimi (cose che a Gizo scarseggiano o mancano proprio) contro carta vetrata, chiodi, ami, riso, zucchero, filo di ferro, farina, biscotti, caramelle, pezzi di cime sfilacciate. Bravi! Le melanzane, evidentemente stagionali, sono state ogni giorno le regine della nostra tavola e la sottoscritta, facendo di necessità virtù, si è inventata un milione di modi per cucinarle... 

Appetito, risate e divertimento non sono mai mancati! Non abbiamo pescato niente, anzi a dire il vero abbiamo tirato a bordo un malcapitato barracuda di taglia notevole, ma lo abbiamo regalato alla prima sosta in un villaggio. Coccodrilli: un’esperienza in parte mancata. Ce ne sono tanti ed è assodato, i racconti e gli avvistamenti da parte di altri amici barcaioli giustificano il timore reverenziale che i locali hanno nei loro confronti. Per noi l’unico approccio avuto è stato quello di vederne scuoiare uno a Gizo, catturato nelle vicinanze e vederlo finire il giorno stesso nei menù dei ristoranti locali!! Un’altra esperienza toccante è stata quella di curare uno spaurito bambino che ci hanno portato, fradicio, sotto bordo una mattina nell’isola di Rendova. Alzato in braccio dalla canoa e depositato in pozzetto, il piccolo presentava una ferita da macete di dieci centimetri sopra il malleolo, procurata da un compagno di giochi (oscure le cause dell’incidente!). Chiedevano il nostro aiuto. Gigi e Gianluca sono stati subito nominati sul campo chirurgo e infermiere, mentre Anna e io, un po’ più impressionabili, facevamo da passa-ferri dall’interno della barca. Con il poco materiale di bordo, Gigi ha cercato di pulire la ferita estremamente infetta e di ricomporla con suture adesive. Dopo questo sommario intervento, si è messo alla tastiera per avere conforto via email su quanto fatto e avere altri suggerimenti dal nostro dottorone amico Franco, sempre disponibile, che ci ha fornito preziosi elementi per un secondo intervento il mattino successivo. Il bambino aveva comunque bisogno di un ricovero in ospedale, perchè il piedino non prometteva proprio niente di buono. Ci hanno assicurato che l’avrebbero portato da lì a tre giorni: prima di allora nessuna imbarcazione faceva servizio.

Ovviamente abbiamo pensato di portarlo noi, ma la passe d’entrata a Munda (l’isola con l’ospedale) è troppo bassa per la chiglia di Akoya e quindi non ci è restato che andarcene sperando! Non sappiamo se ripasseremo mai dalle isole Solomon. Ci piacerebbe ritornare per avere notizie di quel bambino, ma non solo. Ci piacerebbe rivedere quelle fantastiche lagune da cui partono fiumi lunghissimi che finiscono nel nulla, nascosti da una vegetazione intricata e intrigante. Ci piacerebbe immergerci nuovamente tra pareti coralline stupende e ancora vive. Vorremmo rivivere l’esperienza delle mille canoe gioiose, dei bambini bellissimi, dei villaggi poveri ma dignitosi. Chissa?



Irene Moretti

A bordo di Ayoka

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