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Patrizio intervistato dai bambini!

25 January 2006 ore 12:00

Negli incontri che Pat ha avuto con i bambini della scuola elementare Fucini di Rosignano, oltre a parlare di messaggi in bottiglia, si è andati anche liberamente fuori tema. Ecco i frammenti di una chiacchierata a ruota libera, dove i nostri piccoli narratori si sono rivelati "navigati" intervistatori...

 

Iniziamo parlando di vela e di Adriatica:

Bambini: Quante volte sei andato in barca?

Pat: Prima di fare il primo giro del mondo, poche volte. Poi ho fatto un sacco di miglia perché ho percorso sia l’Atlantico che il Pacifico... E sono l’esempio di come non si va in barca perché ero una specie di pacco che si portavano dietro! Dovrei aver imparato tutto, invece ho imparato pochissimo. Un marinaio dovrebbe chiedere, capire come funziona, partecipare alle manovre e darsi da fare. L’ho capito tardi!

 

B: Come ci si sente quando si fa il giro per il mondo?

P: Dunque… Normale! Dopo aver fatto un giro però ho capito che il mondo è piccolissimo, perché veramente… sali in barca, ci stai 15 giorni e ti trovi dall’altra parte dell’oceano! E non è un caso che se tu fai un guaio in una parte qualunque del mondo, se rovini il mare o bruci una foresta, poi questo guasta tutto. È come un cortile, un cortile grande, ma un cortile.

 

B: Sei mai stato male in barca?

P: Male male male mai, perché si sta veramente bene su una barca. Ho sentito male perché... soffro il mal di mare, ma dipende solo da noi. Con un click nella testa possiamo farcelo passare. Bisogna prendere il ritmo dell'onda, appena uno si rilassa passa tutto.

 

B: Di cos'è fatta la vela?

P: Non è stoffa normale, ma è fatta di filati particolari... Quindi niente a che fare con il cotone, per intenderci, è diverso dalle vostre mutandine! Ho scoperto anche che, proprio a causa di questo materiale, le vele non si possono lavare, altrimenti perdono la loro forza. Questa per voi bimbi può essere una buona scusa... Potete dire "io sono come una vela" e evitare di fare la doccia!

 

B: Perché non si naviga vicino alle coste? Così si può scendere quando c'è bisogno.

P: In realtà - al contrario di quello che sembra - quando c'è brutto tempo la costa è un pericolo, perché il vento ti può portare contro uno scoglio... Si è più sicuri fuori. In mare aperto le onde sono meno pericolose, perché non hanno ostacoli e diventano sì molto grandi, ma lunghe lunghe. Un'onda anche alta sei metri assomiglia a un cavalcavia. Non è rigida e ha tutto lo spazio che vuole. La barca va su e poi va giù, la asseconda.

 

B: Ma se sei in mare aperto, non c'è vento e avete finito il gasolio... cosa fate?

P: Beh, intanto Adriatica tiene tanto di quel gasolio che può fare un bel po' di strada. Poi se uno è a secco e c'è bonaccia, non c'è niente da fare, deve aspettare. Magari può stare attento, guardare il mare, se c'è qualche movimento sulle onde vuol dire che ci sono delle raffiche e può tentare di avvicinarsi.

 

B: E se non avete abbastanza da mangiare?

P: Intanto la nostra barca - come molte altre - ha il desalinizzatore, cioé ci facciamo l'acqua da bere direttamente dal mare. Per il mangiare... se vedi la barca noterai che la linea di galleggiamento è più giù di una spanna: è perché abbiamo caricato la cambusa! E' piena zeppa di roba da mangiare, sono sicuro che i ragazzi dell'equipaggio ci campano senza problemi. In più abbiamo il motore, abbiamo le vele... e la canna da pesca! In qualche modo si campa. Andare per mare può essere pericoloso, ma un mio amico che abitava a Milano e ora fa lo skipper in giro per il mondo dice sempre che è molto più pericoloso andare in macchina da qui a Livorno che andare in vela in mezzo all'Atlantico. In effetti è vero, è come se cammini in bilico e su un piede solo... è ovvio che rischi di cadere. Se uno gira normalmente però no.

 

B: Cosa succede se uno cade in mare?

P: Questa è una domanda importante, tutti gli equipaggi, tutte le barche devono fare delle esercitazioni. Bisogna dire fin da subito che è molto pericoloso l'uomo in mare, perché il rischio di morte è molto alto. La risposta quindi è prima di tutto che bisogna pensarci prima! Dovesse succedere, bisogna innanzi tutto individuare dove è caduto, buttare giù tutto quello che si può per alleggerirsi e tentare di fare manovra per tornare sul posto, proteggendo il caduto dal mare grosso. Il problema è che trovare una persona in mare è quasi impossibile, soprattutto quando è mosso: una barca vela di venti metri non è un'automobile che frena e torna indietro; per fare manovra - ora che torna - è capace di aver fatto anche trecento metri.

Quindi insisto sull'importanza delle precauzioni: quando c'è mare mosso, ci si deve legare con delle imbragature speciali, c'è una linea di salvezza a cui ognuno è legato, con la possibilità di spostarsi e di fare le manovre, ma rimanendo attaccati alla barca. Per evitare guai oltre a legarsi bisogna non fare stupidaggini. Un esempio, i maschietti magari vanno a far pipì fuori dalla barca... sembra una bravata da ragazzi, ma in realtà è assolutamente pericolosa! Se poi è notte e magari in coperta ci sono solo due persone il rischio è ancora più alto.

 

B: Tu quando sali a bordo?

P: In questo tragitto faccio da ufficiale di collegamento, io ho già fatto l'altro giro: è ora che stia a casa e che lasci andare qualcun'altro! Se riesco un po' ci vado, con syusy ne parlavamo e ci chiedevamo se potesse esserci un buco libero in luglio. Ma dipende, con il sito, gli sposor che mandano amici e conoscenti, la barca è praticamente piena da qui alla fine di questo tratto. Io posso andare al massimo una settimana, ma il mio compito stavolta è stare a casa!

 

Poi le domande si spingono oltre...

 

Bambini: Qual è il viaggio più bello che hai fatto?

Pat: Io, con la mia bimba a bordo, abbiamo fatto in barca l'oceano Pacifico. Il bello è che lì navighi e arrivi non solo nelle grandi isole famose che puoi raggiungere anche in aereo, ma lungo il tragitto incontri le piccole isole, posti davvero lontani, anche da quella che chiamano la "globalizzazione". Posti dove si mangia davvero diverso che da noi, si parla una lingua davvero diversa della nostra, proprio in capo al mondo...

 

B: Quindi nei tuoi viaggi porti anche Zoe?

P: Qualche volta sì, quando Zoe è libera dagli impegni di scuola. Lei va a scuola, è un po’ più grande di voi, fa la prima media.

 

B: Qual è il popolo più curioso che hai incontrato nei tuoi viaggi?

P: Un viaggio che mi è rimasto molto impresso è stato quello che ho fatto in un paese che si chiama Mustang, che fa parte del Tibet e si trova sopra all’India. C’è gente stupenda lì, ma mi ha fatto soprattutto impressione una cosa: lì non hanno le strade, non hanno l’acqua corrente, non hanno la luce… è davvero è una civiltà meravigliosa, hanno fatto cose stupende, hanno una storia incredibile, ma a livello tecnologico non hanno proprio nulla, nemmeno la ruota! Hanno dei sentieri stretti stretti dove si muovono solo a piedi o a bordo di un asinello o cavallino. Mi è sembrato di tornare indietro di almeno mille anni. Mi ha impressionato.

 

B: Qual è il cibo più strano che hai mangiato?

P: Il cibo più strano che ho mangiato è stato una vipera arrosto… Ma era buonissima! Uguale identica a un'anguilla.

 

B: Quando sei in giro per il mondo e hai un momento brutto, pensi mai a casa?

P: Io ho un carattere un po’ così e preferirei essere sempre al calduccio a casa… nei momenti belli e in quelli brutti. Poi però, quando penso che viaggiando vedo un sacco di cose belle, vado. Io sarei un fifone di quelli che non è proprio portato per l’avventura!

 

B: Che emozioni provi?

P: Bisogna saper viaggiare, io ancora non ho imparato. Bisogna saper godere delle cose che stai facendo e godere del momento... Io magari sono preoccupato di quello che viene dopo, bisognerebbe stare sereni e tranquilli. Una volta mi sono trovato a godere molto e ho capito che la barca è una bella cosa: eravamo in mezzo all'Atlantico, il capitano aveva messo su addirittura lo spinnaker con tanto di tangone... C'era questa barca enorme, era notte, la barca andava forte, faceva dieci nodi. C'era un bel vento, calmo e tranquillo. Io ero solo dietro al timone, non avevo neanche responsabilità perché il timone è automatico (il che significa - praticamente - che tu gli dici "tieni la prua a tot gradi" e lui la tiene...). Ero tranquillo, lì a far la guardia (si fa per dire...) e ho pensato "accidenti, è meraviglioso!". Una sensazione incredibile. Uno non ci crede che una barca che pesa così tanto possa andare così forte con poco vento... un momento magico!

 

B: Forte quanto?

P: Adriatica al massimo è arrivata a 12 nodi, che sono circa 23 km l'ora. Sembrano pochi, ma il bello della barca è che non si ferma mai. Tu giorno e notte vai, vai, vai e alla fine ti trovi dopo quindici giorni che hai fatto tremila miglia, 6.000 km! Con qualunque altro marchingegno non ci riesci.

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