Oggi prendiamo un aereo per andare da qui alla capitale di Tonga, cioè Nukualofa. Da lì, con un altro aereo fino a Nadi, alle Fiji. Steremo a Nandi un paio di giorni e poi di nuovo in aereo a Taveuni, la terza isola delle Fiji, dove risaliremo su Adriatica. La traversata da Vavau a Taveuni dura circa 450 miglia, cioè un paio di giorni abbondanti, quasi tre. In più c’è a complicazione che Taveuni non è porto d’ingresso, cioè non possiamo entrare alle Fiji se prima la barca non passa da Savu sau, circa 60 più 60 miglia fuori rotta!

Per andare a filmare senza perdere tutto questo tempo, e anche per risparmiare a Zoe una traversata che si annuncia brutta, abbiamo deciso per questa deviazione aerea. Arrivati a Nadi, la seconda città delle Fiji, piove. Sappiamo che in Italia sta succedendo, in termini climatici, una specie di finimondo. Ma anche qui non scherza. E’ la stagione secca, e nonostante tutto piove quasi dovunque. Lo sconvolgimento climatico, ormai, è planetario. Fiji ci appare diversa da Tonga. Innanzitutto la gente è diversa: più piccola, più scura, più attiva.

Infatti stiamo uscendo dalla Polinesia, in termini antropologici, ed entriamo in Melanesia. In più, alle Fiji, gli Inglesi a suo tempo hanno più o meno forzatamente importato dall’India mano d’opera per le piantagioni di canna da zucchero. Ora Fiji, soprattutto sull’isola principale, è una nazione divisa in due. All’immigrazione ti chiedono di che razza sei. Due anni fa, per deporre il primo ministro che, per la prima volta, era un indiano, c’è stato un colpo di stato. Nonostante questo non c’è tensione a livello quotidiano, tra la gente. Il conflitto, per fortuna, si ferma a livello politico.

Patrizio