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Ricordi e aspirazioni di un marinaio

23 May 2007 ore 15:00

Buonasera da Ignazio. Scrivo durante il turno di guardia.

Comincia ad essere difficile dormire per il caldo, siamo a 5 gradi Sud, così ho sostituito prima del tempo Andrea, che se ne è andato a letto tutto contento. Il pensiero corre alla mia barca, il Wanderer V, che si trova alla parte opposta dell' Africa, più o meno alla stessa latitudine di quella in cui mi trovo ora.

Dicono che il rapporto di un marinaio con la propria barca sia più o meno come quello che un uomo può avere con una donna. Niente di più vero, si tratta di amori a prima vista, colpi di fulmine, proprio come quelli che proviamo per il gentil sesso. Ciò non vuol dire che tralasciamo le donne, non fraintendiamo, però certo è che la barca prende un grande spazio nel cuore di ogni uomo di mare. 

Ho imparato ad amarle sin da piccolo, quando stavo per ore a guardare i mastri d'ascia che costruivano i gozzi da pesca. Dopo pranzo, quando i miei genitori riposavano, andavo alla marina e mi sedevo sul muretto ad ammirare quelle piccole opere d'arte prendere forma. Ogni giorno notavo i cambiamenti. Prima si stendeva la chiglia, poi, piano piano, le ordinate e il fasciame. Alla fine si tingeva tutto con il minio, di color arancione, che faceva da protezione prima di dare le mani di pittura finali e l'antivegetativa.

La prima barca su cui ho navigato era uno di questi gozzi, armato con una randa aurica e un fiocco, tutte e due in cotone. Era di mio padre, ricordo le macchie di ruggine sulle vele e quell'odore intenso di legno intriso di mare. Ricordo le gite all'Asinara con la mia famiglia, spiagge e rocce spettacolari. Negli anni 60, la Sardegna se ne infischiava della Polinesia e delle Maldive, era il paradiso terrestre e mi ritengo assai fortunato ad averla conosciuta così. Ma il passato è passato e lo lasciamo là dove è. Negli anni ci si abitua ad accettare i cambiamenti senza troppe storie e senza troppi rimpianti, il mondo corre e noi con lui, e non possiamo farci niente. Con la barca, però, si ha la possibilità di trovare dei posti ancora vergini.

Mi consola il fatto che ce ne siano ancora, anche se sempre più difficili da trovare. Sono scomodi da raggiungere in altri modi e, via mare, con i propri mezzi e un po' di intuizione, ascoltando attentamente altri marinai che hanno navigato più di noi, i paradisi li troviamo ancora. 

Adriatica viene da un giro bellissimo. Io non ero presente, ma le foto e i video mostratemi da Damiano dello Stretto di Magellano mi hanno fatto venire l'acquolina in bocca. Affascinato come sono dai tropici, dall'Africa e dall'Asia, voglio prendermi il mio tempo e continuare a navigare per un po' da quelle parti. Ma con una certezza dentro di me: lo Stretto di Magellano è li che mi aspetta, e io non mancherò all' appuntamento.

 

Ignazio Mannu

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