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Saint Vincent e i Caraibi "Neri"

1 July 2006 ore 19:00

Saint Vincent è l'isola principale del piccolo Stato caraibico di St.Vincent and Grenadine: 345 Kmq su 389, il resto una collana di isolette (30 più vari atolli) di pochi chilometri quadrati, la più importante Bequia, nota in passato per le sue costruzioni navali e la caccia alle balene (ancora oggi si producono modellini in legno di imbarcazioni molto belli).

Più defilata rispetto alle isole caraibiche più conosciute, St.Vincent ha una sua storia che non può essere assimilata al solito binomio schiavi-canna da zucchero. Abitata da secoli dagli indiani arawak (i cosiddetti "Caribi gialli"), nel 1675 vi avvenne un fatto insolito: decine di schiavi neri scampati al naufragio della loro nave si installarono sull'isola, si unirono ai nativi, si moltiplicarono e dettero origine ai cosiddetti "Caribi neri".

La successiva conquista inglese avvenne quindi contro queste popolazioni. Per gli inglesi potevano esserci neri liberi, mentre stavano introducendo la schiavitù nell'isola? Ovviamente no, quindi attuarono una politica di progressivo sterminio, marginalizzazione ed infine deportazione di migliaia di Caribi a Roatan, al largo dell'Honduras (siamo già alla fine del Settecento). Ma da alcuni anni la Garifuna Community del Belize (ex Honduras britannico) ha rintracciato le proprie radici a Saint Vincent, radici frutto dell'unione fra africani e caraibici, con risultati culturali molto originali.


Per quanto riguarda l'ambiente St.Vincent si presenta vulcanica a nord con la presenza della foresta pluviale, mentre verso sud si stende la Mesopotamia Valley con le sue ricche coltivazioni di palme da cocco, aranci (i cui frutti sono maturi quando sono ancora verdi) e soprattutto piantagioni di banani, dove viene impiegata il 60% della manodopera dell'isola e che rappresenta il 50% delle esportazioni.

Fra l'altro St.Vincent ha il quasi monopolio mondiale di un prodotto come l' "arrowroot" (Maranta arundinacea) una pianta erbacea perenne , già usata dalle popolazioni caraibiche, che oggi, sotto forma di polvere bianca, viene usata come sorgente naturale di calcio e per combattere disfunzioni digestive, intestinali e urinarie; la domanda mondiale di tale prodotto è tale che spesso St.Vincent fa fatica a coprirne la domanda.

La presenza più ingombrante (ma anche suggestiva) di Saint Vincent è il vulcano Soufrière (m.1294) che ha condizionato la vita dell'isola con le sue rovinose eruzioni di cui si ricordano quella del 1812, quella del 1902 che fece 1500 vittime e quella più recente del 1979 che ricoprì l'isola con una coltre di ceneri vulcaniche.

Un simbolo più simpatico dell'isola è invece un pappagallo colorato, lungo 45 cm circa, detto proprio "pappagallo di St.Vincent" che sta rischiando tuttavia l'estinzione. 


Interessante la piccola capitale dello stato Kingstown (15.000 abitanti) con il suo coloratissimo mercato, un antico giardino botanico fondato nel 1762, Fort Charlotte e le sue chiese, in particolare l'eclettica chiesa cattolica di St.Mary’s, costruita in pietra lavica, che unisce lo stile romanico a quello moresco e georgiano.
St.Vincent e Granadine è meno sfruttata turisticamente rispetto alle isole che abbiamo incontrato nel nostro percorso, ma è interessantissima dal punto di vista paesaggistico e naturalistico con le sue numerose riserve marine e terrestri.

 

I ragazzi della 4°A

Liceo scientifico tecnologico Mattei

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