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Syusy racconta la sua Australia

14 July 2003 ore 18:00

di Syusy.

 

Abbiamo girato per un mese l'Australia con Orso, scegliendo l'itinerario non percorso da Patrizio e Adriatica. Ho poi raggiunto Adriatica a Darwin, prendendo circa una ventina di aerei. Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare...

Siamo partiti a bordo di un Piper da un posto deserto a nord di Adelaide, sorvolando il lago salato e il deserto dipinto, e devo dire che è stata un’esperienza veramente incredibile. Il pilota ci ha addirittura detto che questo paesaggio non è mai stato ripreso così dall'alto. È un posto in cui si può difficilmente atterrare; per questo consiglio a chiunque voglia visitarlo di prendere a noleggio un aereo, dato che i prezzi sono accessibili. Il panorama è davvero suggestivo: sembra di sorvolare un quadro d’arte moderna!

Invece quando si sorvola il lago salato si ha la sensazione di attraversare due cieli; infatti il bianco del lago, dato dalla salinità, riflette il cielo creando quest’effetto straordinario di avere un cielo sopra e uno sotto. Fondamentalmente questo è stato un viaggio all'insegna della natura e alla ricerca delle origini degli aborigeni. Ad Adelaide abbiamo incontrato alcuni esponenti della comunità italiana, con i quali abbiamo anche discusso sul voto degli italiani all'estero. Per loro si tratta di una questione demagogica: nonostante si considerino a tutti gli effetti italiani, sono perfettamente inseriti all'interno del contesto australiano, mentre sono estranei alla situazione politica del nostro paese. Quello che a loro interessa è mantenere un'identità culturale da far conoscere.

 

Di Adelaide ci è rimasto impresso il fatto che il traffico era completamente inesistente e che nonostante si dica che gli australiani sono molto freddi, al contrario ci sono sembrati molto "friendly", come dicono loro. Non ti danno mai l'impressione che qualcosa non si possa fare. Quello su cui sono molto intransigenti è il rapporto con gli aborigeni, perché fino a qualche anno fa erano considerati come animali da cacciare. Ultimamente le cose stanno cambiando, arrivando addirittura a restituire agli aborigeni tutte quelle terre che gli avevano sottratto. Tutto questo si è reso possibile attraverso l'emanazione di leggi specifiche che riconoscono loro la proprietà di quei territori; territori che per i prossimi 99 anni rimarranno nelle mani dello stato, ma poi torneranno agli aborigeni, che decideranno cosa farne. Spesso nei luoghi sacri degli aborigeni esistono delle dure restrizioni alla visita, e lo stato australiano vigilia affinché vengano rispettate. Noi abbiamo avuto dei problemi con le riprese soprattutto a Hellis Rock, perché avevamo l'obbligo di riprendere solo alcune parti del paesaggio. Questo rappresentava per noi un ostacolo non indifferente, ma abbiamo capito l'importanza di queste restrizioni quando abbiamo visto il cartellone pubblicitario della Coca Cola su tutto il monte, un monte che per gli aborigeni è come il Vaticano, da non profanare.

Fino a vent'anni fa gli aborigeni vivevano separati dal mondo civile. Oggi invece i rapporti sono molto migliorati e molti si sono integrati nella vita cittadina. Abbiamo visto situazioni molto carine, come un agriturismo in pieno deserto perfettamente gestito da un signore che fino ad una generazione fa viveva in capanne fatte di paglia e fango. La cosa più impressionante è che in soli 40 anni lui ha fatto un salto evoluzionistico incredibile: dalla preistoria della sua infanzia al mondo contemporaneo. Questo salto ha fatto sì che si modificasse completamente il loro spirito originario, ovvero essere nomadi sul loro territorio, un territorio che conoscono perfettamente e che hanno imparato a sfruttare al meglio. Per millenni hanno vissuto in questa maniera, poi nel giro di pochissimi anni si sono trovati quasi costretti ad abbandonare le loro tradizioni. Ciò che contrasta di più con il loro spirito è andare a fare la spesa al supermercato, utilizzare il denaro. Tutto ciò farà perdere loro le tradizioni del proprio popolo e li renderà uguali agli uomini bianchi, annullando completamente l'"impatto ecologico zero" tipico delle popolazioni nomadi. Siamo riusciti anche a trovare un villaggio di aborigeni veri, dove abbiamo incontrato un antropologo italiano che è stato "adottato" da una famiglia aborigena. Grazie a lui siamo stati introdotti all'interno del villaggio per capire lo stile di vita aborigeno. La zia, che era poi la "madre" di tutti i membri della famiglia, ci ha raccontato molte cose della loro storia e di quello che secondo lei sarà il loro futuro. È una donna dal grande carisma, e tutti i membri del gruppo fanno riferimento a lei. Grazie a Nicola Pagano, un rasta antropologo che per molti mesi ha viaggiato con questa famiglia, abbiamo conosciuto la vera vita degli aborigeni nomadi. L'altro elemento che mi ha spinto in questo viaggio è stato il valore del tempo e del viaggiare nel tempo. Il tempo infatti è un elemento fondamentale che contraddistingue questa popolazione dal punto di vista sociale. Mi sono inventata anche un viaggio nel tempo inteso come gioco e che ha come simbolo il boomerang, un oggetto che torna indietro dal futuro. In questo viaggio fittizio nel tempo ho scoperto che nel passato gli aborigeni hanno scelto di essere così, di bloccare il tempo per mantenere un contatto diretto con la natura, evitando ogni forma di sviluppo.

In questo viaggio ho poi incontrato anche Marco Banchelli, il ciclista per caso, con il quale abbiamo girato attorno (dato che è difficilissimo salirci sopra!) a Uluru, il monte sacro per gli aborigeni.

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