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Intervistiamo il biologo e zoologo Junio Fabrizio Borsani, che è stato con Syusy alle Galapagos e ci ha spiegato in cosa consiste il suo lavoro e come cantano le balene
Tullia: Fabrizio, cosa fa un "bioacustico" come te?
Borsani: Un bioacustico è una persona che si occupa dei suoni degli animali e della natura. Infatti ci sono una serie di animali che non si vedono, come quelli che stanno sott'acqua, come i cetacei e i pesci, che si rivelano principalmente attraverso i suoni e non tramite le immagini.
Inoltre, un bioacustico può vedere le modificazioni dell'ambiente in funzione dei suoni che registra in un determinato spazio, e decidere che quello che sente sono suoni prodotti dall'uomo, dalle navi, dalle esplosioni di investigazioni minerarie per il petrolio oppure scoprire che quello che sta analizzando è un ambiente incontaminato, dove ci sono solo suoni di provenienza naturale, animale o del mare stesso come la risacca, i terremoti, o il rumore delle onde che quando sbattono sulle pietre provocano un brusio, un rumore di fondo che ci indica lo stato del mare. Un terzo campo d'indagine di un bioacustico è quello della descrizione dello stato del tempo: in funzione del suono si può dire se in un tratto di mare, parlando di bioacustica marina, c'è tempesta o calma piatta e a volte si può valutare anche la stratificazione della temperatura dell'acqua.
In estate infatti in tutti i mari si forma il termoclino, il fenomeno che mantiene l'acqua calda in superficie e fredda in profondità; questi due strati fungono da filtro fra i due suoni: ciò che è prodotto nello strato superiore non passa all'inferiore e viceversa. Questa divisione si sente molto bene in una registrazione acustica: potremmo infatti avere una valutazione di suoni raccolti in varie parti del mondo che indicano oltre a chi ha prodotto i suoni, anche dove sono stati prodotti, in che stagione e con che stato del tempo. Di conseguenza, questo apre una nuova finestra sulle indagini ambientali, soprattutto marine, perché è possibile creare un'immagine "sonora" senza bisogno dell'utilizzo di un satellite che rilevi le immagini.
Tullia: Come si è venuti a scoprire che le megattere (per noi profani, le balene) parlano?
Borsani: Il primo a fare delle scoperte in questo campo è stato Roger Payne, un biologo statunitense che negli anni '70 ha messo insieme le immagini acustiche dei suoni delle megattere delle Hawaii, e disponendo tutte queste immagini (chiamate in gergo "spettrogrammi") accanto l'una all'altra appese ad una parete , si è accorto che esistevano dei pezzi visivi che si ripetevano in sequenza. Poi nei successivi 20 anni ha scoperto che le megattere formano gruppi sociali di derivazione culturale, ossia sono come dei circoli culturali di amici che stanno tutti assieme e che si incontrano soprattutto nei luoghi di riproduzione.
E' curioso notare come le megattere femmine si inventano suoni particolari che vengono imparati dai loro figli, sia maschi che femmine, e che sviluppano su questa base vocale una canzone. Tale melodia ha una parte tradizionale (che chiamiamo il ritornello della madre) ed una innovativa (la vera e propria strofa) che dimostra quanto bravo è un maschio di megattera ad inventare, quanto è bravo ad adattarsi ed in conclusione, a riprodursi. Quindi la capacità sonora di una megattera è un elemento importante perchè determina non solo la sua capacità fisica e quella riproduttiva, ma anche la sua bravura: ci sono maschi che non hanno nulla di chè dal punto di vista fisico, ma cantano bene e normalmente hanno maggiore accesso alle femmine del gruppo sociale; quindi non è solo il maschio più prestante, ma il più sociale che riesce a bloccare in determinate zone della colonna d'acqua una femmina ed accoppiarsi.
Tullia: Quindi cucca di più chi canta meglio...
Borsani: Sì, anche se questi mammiferi sono plastici e si inventano diverse strategie riproduttive dipendenti dalla zona (ad esempio a Tonga cucca di più invece chi è più grosso) e forse dipendenti anche dell'età. In effetti, noi abbiamo una fotografia della situazione con pochissimi colori e limitatissima nel tempo. Infatti noi ricercatori sappiamo che i cetacei cantano a partire dalla seconda guerra mondiale, nella quale vi era gente che andava in giro per mare con un microfono. Ma quello che si sono detti negli ultimi dieci milioni di anni nessuno lo sa... già cantavano o hanno cominciato a cantare in funzione dei rumori esterni?... e chi ora canta, continuerà a cantare?
Ci sono alcune specie di cetacei come il delfino dell'Irrawaddy, un delfino di fiume che vive nel sud-est asiatico, che vive in tre fiumi diversi (l'Irrawaddy, il Mekong nel Laos e il Mahakam River in Indonesia) e a seconda del fiume fa suoni vocali completamente differenti. In un fiume canta pochissimo, in un altro non canta per niente ed in un altro ancora canta tantissimo. Perché? ci chiediamo. Sicuramente sono popolazioni isolate geograficamente che appartengono alla stessa specie, ma non si sono mai incontrate e mai s'incontreranno, per questo si stanno sviluppando dal punto di vista della comunicazione in modo totalmente autonomo. Possiamo definirli "culturalmente separati". Questo strano fenomeno può essere originato forse per adattarsi alle diverse situazioni ambientali: può dipendere dal rumore delle barche o dal fragore delle cascate che coprono altri suoni o magari dall'acqua più o meno torbida.
Tullia: Quali animali allora parlano?
Borsani: I mammiferi parlano quasi tutti, gli uccelli tantissimo, i pesci poco, i rettili quasi mai. Alcuni sono sordi, come le tartarughe. Le iguane poi, per la struttura propria della parte cranica, sono pochissimo vocali.
Tullia: Allora smentiamo il detto "muto come un pesce"?
Borsani: Alcuni pesci non dicono praticamente niente, ma altri cantano, emettono dei suoni proprio per definire un territorio o per difendere la loro tana, come ad esempio i pesci chiamati ghiozzi.
Tullia Benati
Redazione Velistipercaso.it