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Valparaiso è una specie di Londra o di Parigi, a confronto di tutto gli altri posti nei quali siamo stati. È antipaticissimo doversi radere e vestire decorosamente. Vi staremo due mesi, invece di andare a nord; e durante questo tempo la nave verrà rabberciata e gli uomini riposeranno. Non puoi immaginare quanto a noi tutti paia delizioso il clima, tanto è asciutto, caldo e piacevole, e non avviene come nella Terra del Fuoco, ove un giorno di bel tempo fa temere che il seguente sia due volte peggiore del solito.
Così scriveva Charles Darwin alla sorella il 29 luglio 1834. Era reduce dai deserti umani della Patagonia e Valparaiso doveva apparirgli come una metropoli, con tutti i doveri che un gentleman vittoriano doveva rispettare, in primis il decoro personale. Infatti Valparaiso era una città portuale vivace. Fu fondata nel 1536 da Juan de Saavedra, che era salpato da Callao in Perù. Valparaiso, la città delle quarantuno colline, con le sue case colorate arrampicate sulle pendici e le sue viuzze strette, è divenuta nei secoli una delle città più vivaci del Sudamerica. Quando il canale di Panama non era stato ancora aperto, la città era lo scalo più importante per le navi che avevano doppiato capo Horn e che si apprestavano al ‘grande balzo’ verso l’Oriente.
Ma lasciamo la parola a Pablo Neruda, a cui dobbiamo le più belle immagini della città (da Confesso che ho vissuto, Einaudi): i “feroci e fantastici giorni” dell’avventura oceanica, quando “Valparaiso scintillò attraverso la notte universale”.
“Su una nave arrivò un pianoforte a coda; su un altro passò Flora Tristàn, la nonna peruviana di Gauguin, su un’altra, il Wager, arrivò Robinson Crusoe, il primo, in carne e ossa, appena raccolto a Juan Fernandez… Altre imbarcazioni portarono ananas, caffè, pepe da Sumatra, banane da Guayaquil, tè al gelsomino dall’Assam, anice dalla Spagna”.
Valparaiso è stata anche la città dei grandi fermenti politici nel Novecento e degli opposti che si incontrano: qui nel 1908 è nato Salvador Allende, figlio di un avvocato radicale, che nella città venne eletto per la prima volta deputato nel 1938; qui è vissuto anche il giovane Pinochet, in una casa vicino alla cattedrale, quando era ancora “a mediocre student of the Old Sacred Hearts School” (da una guida in lingua inglese).
Caratteristica principale della città (che oggi conta circa 270.000 abitanti, ma la Grande Valparaiso, a cui si associa anche la città turistica di Vina del Mar, ne conta molti di più) sono proprio le sue colline con le case colorate in stile coloniale. In città ci si muove con gli “ascensores”, le funicolari, principali mezzi di trasporto tutelati come veri e propri monumenti storici: chi va a Valparaiso non può mancare ad un giro in ascensore e magari godersi il panorama all’aria aperta, dato che il clima è mediterraneo, come aveva già notato Darwin reduce dal maltempo fuegino. Una meta fissa per i turisti in visita alla città è La Sebastiana in Calle Ferrari: è la casa di Neruda, meno frequentata dal poeta rispetto a quella di Isla Negra, ma forse più suggestiva per la visione della baia che il poeta poteva godere addirittura dal suo letto.
Proprio Neruda ha creato un’immagine poetica e affascinante di Valparaiso: “Valparaiso me usurpò, me sometiò a su dominio” scrisse il poeta. La preferiva a Santiago, “una città prigioniera , assediata dalle sue mura di neve. Valparaiso invece apre le sue porte all’infinito mare, alle grida delle strade, agli occhi dei bambini […]. Il porto è una contesa fra il mare e la natura sfuggente delle cordilleras. Ma nella lotta fu l’uomo a uscire vincitore. I colli e la pienezza marina formarono la città, e la resero uniforme, non come una caserma, ma con la disparità della primavera, con la sua contraddizione di tinte, con la sua energia sonora”.
5^A Liceo Scientifico Tecnologico Mattei di Rosignano Solvay (Li)
Alla scheda della classe aggiungo un ricordo personale: venticinque anni fa conobbi l’ex sindaco di Valparaiso ai tempi di Unidad Popular, Sergio Vuskovic Rojo, amico di Allende e di Neruda. Aveva amministrato la città durante il governo Allende ed aveva istituito il Comitato di Difesa e Sviluppo di Valparaiso, di cui faceva parte anche Neruda, per riscattare e restaurare case e palazzi storici della città. Era reduce dalle torture e dal carcere di Pinochet (isola Dawson) ed era in esilio in Italia, a Bologna, dove insegnava filosofia. In un paese della costa toscana (Follonica) accettò l’invito di un giovane studente universitario per parlare di democrazia e dignità umana. La sera di fronte al Mar Tirreno si ricordò della baia di Valparaiso al tramonto, forse perché, come scrisse il suo amico Neruda, “il mio cuore ha in Valparaiso una finestra rotta”. Non ho mai visto Valparaiso, ma da quella sera è come se ci fossi stato.
Prof. Tiziano Arrigon
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