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24 February 2011
Pubblichiamo l'ultima parte del diario di viaggio di Paolo Ghidotti, sub "per caso" in Madagascar.
In Madagascar abbracciati dalla natura. 2° parte
Al rientro ci siamo fermati al mercato della città, dove abbiamo potuto immortalare, con le nostre macchine fotografiche, momenti di vita vera di questo popolo. Questo luogo era molto vivace, ricco di colori e di gente; è stato molto suggestivo vedere come la vita di queste persone sia caratterizzata dalla semplicità ed essenzialità. Verso mezzogiorno ci siamo fatti riportare in albergo a pranzare, per poi riprendere l’escursione. Prima meta del pomeriggio era l’albero sacro, raggiungerlo è stato veramente complicato. Abbiamo rischiato di impantanarci più volte a causa della strada sterrata, che in alcuni punti si era trasformata in una palude creata dalle piogge che cadevano copiose tutte le notti. Questo albero è considerato sacro: chi ha bisogno di aiuto viene a pregare e a portare offerte sotto ai suoi rami. Questa immensa pianta è un ficus religioso e copre una superfice di quattomila metri quadrati. Il guardiano di questo luogo ha spiegato che dai rami scendono delle radici aeree che quando toccano terra formano delle nuove piante che rimangono sempre collegate alla principale. L'albero sacro si trova su una scogliera e si narra che sia diventato sacro quando la regina, a causa di una rivoluzione sull’isola maggiore, è stata costretta a rifugiarsi a Nosi Be, sbarcando proprio in questo punto. Mentre scattavo qualche foto, ascoltando i racconti della guida, ho potuto capire meglio la spiritualità e le credenze di questo popolo.
Abbiamo poi ripreso il viaggio per le spiagge e i punti panoramici più belli e in uno di questi ci siamo fermati per fotografare il tramonto, per poi tornare al villaggio in tempo per la cena. Il giorno successivo ho voluto dedicarlo, di nuovo, interamente alle immersioni, che come sempre prevedevano partenza presto, accompagnati dai delfini. Il primo tuffo l’abbiamo fatto in un canyon che aveva sulle pareti tantissime gorgonie. Questa stretta spaccatura inizia a cinque metri per finire a venticinque metri di profondità, dove si trova l’ingresso di una piccola grotta che ci ha condotto in un piano caratterizzato dalla presenza di molti pinnacoli. Ho trovato molto interessante nuotarci attorno: qui gli incontri con i pesci di barriera erano continui, ma l’avvistamento più entusiasmante è stato dopo circa quaranta minuti di immersione, quando abbiamo visto un’aquila di mare. La seconda discesa della mattinata l’abbiamo fatta in corrente, su una parete verticale. Questo modo di immergersi dà la possibilità di esplorare lunghi tratti di mare, senza fare alcuna fatica. Il subacqueo si fa trasportare dalla corrente, pensando solo a mantenere l’assetto e godersi le meraviglie che gli scorrono davanti. In questa discesa abbiamo attraversato una zona abitata da tantissimi polpi.
Abbiamo invece deciso di fare le due immersioni del pomeriggio lontano dalla costa, sperando di vedere i grossi pelagici. La scelta è stata premiata! Ci siamo tuffati in un branco di carangidi e pochi minuti dopo sono passati tre grossi squali grigi, che si sono accorti di noi e si sono avvicinati per qualche istante per poi inabissarsi. Nell’ultima immersione della giornata (per me anche della vacanza), appena arrivati sul fondo, a circa trenta metri di profondità, sotto di noi c’era una razza gigante. Dopo circa venti minuti siamo stati superati da un branco di tonni e, poco più in là, abbiamo visto una grossa macchia bianca. Non riuscivamo a capire cosa fosse, ma avvicinandoci ci siamo resi conto che era un'enorme medusa. Mentre si risaliva, questo magnifico mare ha voluto farmi un ultimo regalo, un incontro ravvicinato con una piccola manta. Purtroppo, la mia avventura subacquea in Madagascar era giunta al termine, visto che noi sub, per non incorrere in problemi di embolie, dobbiamo rispettare dei tempi di non volo.
Ma mi era rimasto ancora un giorno da sfruttare per alcune visite a terra. Alla mattina mi sono fatto portare in città per comperare i classici souvenir, come i manufatti in legno e i tipici dipinti. Nel pomeriggio ho invece deciso di partecipare ad un’escursione nella riserva naturale. Subito dopo pranzo, siamo stati portati nella parte opposta dell’isola, in una spiaggia da dove siamo partiti a bordo di piroghe. Attraversando una foresta di mangrovie, siamo arrivati nella riserva; lì siamo scesi a terra per iniziare l’esplorazione nella vegetazione. Il primo incontro è stato con i lemuri, ma poi abbiamo avvistato anche alcuni serpenti tra i quali un pitone. Gli animali che si vedono più frequentemente, dentro e fuori dal parco, sono però i camaleonti: ne esistono tantissimi tipi, ma i verdi sono quelli che mi hanno colpito di più!
Tornato al villaggio, era giunto il momento di preparare le valigie. Questo per me, è sempre un momento malinconico, perché mi fa capire che il viaggio sta giungendo al termine. La mattina successiva un volo charter mi ha riportato in Italia, in tempo per festeggiare il nuovo anno con i miei cari. Questo viaggio dedicato totalmente alla natura dentro e fuori l’acqua mi ha rafforzato la consapevolezza dell’importanza di proteggere questi luoghi, ancora quasi incontaminati, prima che sia troppotardi.
Paolo Ghidotti
Vedi anche
- > In Madagascar abbracciati dalla natura
- > Sub in Honduras
- > Avventura sotto i ghiacci
- > Sub per caso nel Mar Rosso 1