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Giro del mondo in 80 persone

Bologna, 3 febbraio 2002

Il sogno di Patrizio Roversi e di Syusy Blady si sta per avverare!


Adriatica, la barca di Velisti per Caso, domani partirà dal porto di Gibilterra alla volta delle Americhe, la prima tappa del nostro giro del mondo in barca a vela! Ecco le ultime dichiarazioni rilasciate a due voci da Patrizio prima della partenza: “Il nostro sogno è viaggiare per il mondo, conoscerlo, indagarlo. Alla base di Velisti per Caso il sogno parte dalla curiosità e dall'amore per il viaggio ma, rispetto a Turisti per caso, vogliamo fare un salto di qualità, spingerci un poco oltre: svoltiamo, molliamo tutto, cambiamo vita! Cioè: molliamo gli ormeggi!”


Patrizio e Syusy, come moltissimi altre famiglie medie italiane, hanno sognato da sempre di prendere una barca e andare per mare. Naturalmente lui è più portato a fantasticare guardando le barche ormeggiate ai moli dei porti turistici, lei spinge per fare. Lui sfoglia le riviste coi panfili, lei fa amicizia con gli skipper. Lui soffre il mal di mare, lei no.

Lui si accontentava di saper portare una barchetta a vela, lei sognava il giro del mondo. Lei è già riuscita a trascinare lui in avventure e brevi viaggi in barca: in Turchia, ai Caraibi e persino in Polinesia. Per lui è sempre stata una sofferenza, tra conati di vomito e sentimenti di grande frustrazione, perchè il mare è grande e pericoloso, soprattutto visto dietro agli occhiali di un padano. Eppure, anche per lui, il richiamo è forte.

Anche suo padre (geometra) ha sempre sognato di navigare, andava sul lago di Mantova in barchetta e ha fatto la raccolta completa della rivista Nautica, però alla fine non c'è mai riuscito. In compenso da bambino lo portava sempre a "guardare le barche", di cui sapeva tutto (lunghezza, stazza, prezzo), e poi tutto finiva in un sogno ad occhi aperti. Quindi per Patrizio il giro del mondo in barca a vela sarà una rivincita transgenerazionale. Ma potrebbe essere una svolta, potrebbe essere un modo eroico per cambiare vita, cancellando con un colpo di testa tutte le frustrazioni quotidiane.

 

Così Patrizio e Syusy stanno per lasciarsi alle spalle frustrazioni e angosce del quotidiano, stanno per mollare gli ormeggi! Beh, se dietro alle spalle si lasciano le angosce, di fronte a loro si prepara l’ignoto, l’Avventura… Perché l’oceano è tutto fuorché rassicurante e le onde, le tempeste e le bonacce, i venti ed il mal di mare saranno veri, mica trucchi al computer, scenografie di cartapesta o finzione televisiva! E’ tutto vero! Ma come è stato possibile tutto ciò? Non lo sapete?

 

 

Allora dovete sapere che...

Un giorno di primavera del 2000 la famiglia Roversi-Giusti (Patrizio, Syusy e Zoe) passa per Fano (la ridente cittadina marchigiana) e, cercando l'ingresso dell'autostrada, si perde nella zona industriale. Dietro ad un capannone in disuso, in mezzo alla campagna, coperta di erbacce e popolata da piccioni e galline, vedono spuntare una barca tirata in secco. E' di ferro, tutta arrugginita, enorme, maestosa.

-Mamma, papà, ma questa è la barca di Noè!- esclama Zoe. Patrizio la misura a passi: è lunga più di venti metri. E' indiscutibilmente un veliero, anche se non ha gli alberi nè la deriva. E' un'apparizione che scatena la fantasia. Qualche tempo dopo, accompagnati da Giuseppe (il complice- operatore di Turisti per Caso) si danno appuntamento sull'autostrada con Marco Covre, un loro amico che hanno conosciuto in Sardegna e che di mestiere ha fatto il profondista (cioè palombaro saldatore), poi il pescatore, quindi lo skipper e il navigatore.

 

Scavalcando di nuovo la rete metallica del cantiere (che scoprono essere chiuso per fallimento) tornano a rivedere la "loro" barca. Marco, che di barche se ne intende, all'inizio non vuole nemmeno vederla da vicino: è un rudere, è pazzesco solo pensare di rimetterla in acqua, e poi c'è soltanto il guscio, lo scafo nudo e crudo! Ma poi si avvicina a malincuore, ci va dentro, studia come è fatta, è affascinato dalle saldature, dalla struttura e... s'innamora anche lui! Non vuole più uscire dalla pancia di questa balena arrugginita arenata tra le erbacce: la barca è magnifica, con ogni evidenza è stata progettata da un grande architetto navale.

Patrizio e Syusy parlano della cosa con i loro amici della Cooperativa Atlante, una struttura di recupero sociale di ex- tossicodipendenti. Loro di barche se se intendono, sono quelli che hanno restaurato la Goletta Verde e scoprono che effettivamente il guscio di cui si sono innamorati è stato disegnato da un grandissimo studio di progettazione: gli Sciomachen, due fratelli e un nipote, tutti e tre ingegneri ed architetti navali di fama mondiale.

Già, ma dove saranno gli Sciomachen? Un altro loro amico, Amedeo, titolare di una Libreria a Bologna dedicata solo al mare, lo sa: nonostante il nome teutonico gli Sciomachen vivono e lavorano a Bologna, a due passi da casa di Patrizio e Syusy!

 

Accompagnati da Marco (emozionato) vanno a trovare gli Sciomachen, che li ricevono con divertita cortesia. Sì, la barca è stata progettata da loro. E' la gemella di una famosa barca, varata nei primi anni '80, la Durlindana. A quell'epoca furono realizzati gli scafi di due esemplari: prima di fallire il cantiere riuscì a mettere in acqua la prima, ma la seconda viceversa rimase ad arrugginire, abbandonata alle intemperie. Ernesto Sciomachen, grande navigatore oltre che progettista, li porta in cantina a recuperare i progetti originali, poi gli mostra anche le foto della Durlindana già realizzata.

E' una barca bellissima: Marco aveva visto giusto. Entusiasmo generale, grande eccitazione da parte di tutti. - Ma quanto potrà costare armare e mettere in acqua questa Durlindana-2?-
Un sacco di soldi. Patrizio e Syusy, da quando lavorano in TV sia pure in modo esterno e atipico, qualcosa hanno da parte, ma sul loro conto c'è una cifra che arriva al 10% di questa somma. Se ne vanno, pieni di vergogna e di frustrazione. Marco torna in Sardegna. Per un po' di barche non se ne parla più.

Ma poi Patrizio e Syusy tornano a Rimini, dagli amici della Cooperativa Atlante: come hanno fatto loro ad armare Catholica, cioè la Goletta Verde? Ci sono riusciti facendosi finanziare dei corsi di formazione e di recupero, aprendo un piccolo cantiere navale, risparmiando su tutto. E ci hanno messo tre anni. Troppi, per Patrizio e Syusy, ma comunque è un altro passo avanti. Per loro ogni pretesto è buono, ormai, per frequentare porti e cantieri. Attaccano bottone con tutti: marinai, armatori, architetti.

Ognuno dice la sua riguardo alla barca ideale. Tutti sono prodighi di consigli, ma Patrizio e Syusy hanno le idee sempre più confuse. Cercano anche delle occasioni di barche usate: potrebbero effettivamente sperare di trovare qualcosa. Ma ormai hanno lasciato il cuore all'interno del vecchio guscio arrugginito: hanno imparato che le barche sono come le persone, sono loro a scegliere le persone e non viceversa, delle barche ci si innamora e non si sa perchè. Tornano dagli Sciomachen, questa volta li invitano addirittura a pranzo in un ristorante cinese: come facciamo a risparmiare su tutto?

Gli Sciomachen gli danno un numero di telefono: appartiene al giovane capo- cantiere che, vent'anni fa, costruì lo scafo che ora giace arrugginito. Il numero, di Fano, è ancora valido: William Giommi adesso non è più giovanissimo però ha fatto carriera, è diventato il presidente del Consorzio dei cantieri navali del porto. Quando Patrizio e Syusy gli dicono che vorrebbero resuscitare la Bella Arrugginita nel Bosco quasi si commuove: in quella barca lui ci aveva creduto, ci aveva messo tutta la sua professionalità, aveva addirittura inventato delle macchine per piegare e costruire l'orditura interna pezzo per pezzo, era riuscito a fare pesare una barca di ferro meno di una barca di vetroresina, pur rispettando tutte le norme di sicurezza dei Loyds di Londra, secondo il progetto degli Sciomachen.

Vedere in mare la Durlindana 2 è anche il suo sogno: possono contare su di lui! Ma non solo su di lui, anche sugli altri artigiani dei cantieri fanesi, che ancora se la ricordano la Durlindana-1, prima che una ricca banchiera spagnola la acquistasse e se la portasse via. Riunione generale di tutti in un Bagno, a Fano: ci sono il curatore fallimentare del Cantiere dove si trova la barca, c'è William con i suoi colleghi del Consorzio dei cantieri navali, ci sono gli amici della Cooperativa Atlante e Cento Fiori di Rimini che hanno portato degli altri amici di altre cooperative sociali simili di Fano, e c'è anche Sandro (che a sua volta guarda caso lavora nella Cooperazione),oltre a Patrizio e Syusy.

 

 

Prima si mangia come i matti poi si manda giù tutto con la "moretta" (una ricetta dei pescatori fanesi: caffè, rhum e anice), quindi si comincia la riunione. Il curatore annuncia che nel lotto fallimentare con la barca c'è compreso anche un motore da 180 cavalli, Volvo Penta: è in magazzino, arrugginito anche lui, ma probabilmente funzionante.

Applausi. William racconta che una serie di cantieri gli hanno promesso un sacco di attrezzature a poco prezzo: c'è quasi tutto, meno l'attrezzatura di coperta.

-Che cos'è? - chiede Patrizio

-Gli alberi, i verricelli, le vele.

-E cosa potrebbero costare a comperarli tutti nuovi?-

Gli esperti gli sparano addosso una cifra pesante come il sugo del brodetto alla fanese.

Patrizio vorrebbe alzarsi per andarsene ma non lo fa, soprattutto perché la "moretta" gli ha tagliato le gambe.

Per fortuna i responsabili delle cooperative sociali intervengono per dire che, se questa barca diventasse una barca collettiva sulla costruzione della quale loro potessero organizzare dei corsi professionali per i ragazzi, con la quale poi si potessero organizzare corsi di skipper o altre iniziative a sfondo sociale, loro potrebbero collaborare e abbassare i costi. Syusy non ha capito bene ma si fa più attenta, Patrizio riacquista colore e smette di sudare.

Sandro esclama che allora è deciso: questa barca s'ha da fare, e sarà l'occasione, il pretesto e la sede per una "fruizione orizzontale" della vela.

 

Di più: propone che si fondi una "Associazione democratica di consumatori della Vela", a cui tutti possono iscriversi, che dovrà diventare promotrice di corsi, incontri, mangiate di pesce e di altre iniziative tese ad allargare il target della vela, con il compito di aiutare i tanti appassionati ad andare in barca, perchè non è vero che la vela è soltanto uno sport da ricchi, e anche lui ormai non ne può più del motoscafino di Topolino e si sente maturo per fare come Agnelli!

Applausi. Un altro giro di morette. Applausi. Tutti a fare il bagno, meno Patrizio che corre a telefonare ad un numero che gli avevano dato Antonio e Simonetta, due fotografi cineoperatori specializzati in riprese di mare. Risponde Massimo, architetto navale, titolare di un altro cantiere dei dintorni che fa barche bellissime (di cognome fa Franchini), nonchè vicepresidente dell'UCINA, la federazione di tutti i cantieri navali italiani. Alla fine della telefonata Massimo promette un piccolo stand al Salone della Nautica di Genova, accanto a quello megagalattico di Luna Rossa. E' fatta. Restava da fare la barca. Che è stata fatta, è stata varata a Fano il 29 settembre.

E ora sta per traversare l'Oceano Atlantico .

 

 

Andrea Casadio - Tullia Benati

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