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Mar Rosso: incontro con il dugongo!

di Paolo Ghidotti.


Questo particolarissimo incontro l’ho fatto nel febbraio 2011, nel Mar Rosso. In questa vacanza ero solo, alloggiavo in un grande villaggio a Ell Quesir, per dare libero sfogo alla mia passione più grande: la subacquea, con un obiettivo ben preciso, vedere il dugongo.

 

Il Mar Rosso è una meta particolarmente importante e apprezzata da noi subacquei in quanto la vita sottomarina è estremamente ricca, viva e colorata, in grado di regalare sempre incontri particolari. Uno di questi possibili incontri è appunto con il dugongo, questa creatura marina non è un pesce ma un grosso mammifero di colore grigio chiaro. Si nutre di alghe, ne può mangiare fino a 30 kg al giorno e può raggiungere i 3 metri di lunghezza pesando fino a 450/500 kg. A causa della sua forma tozza e della grossa mole è sopranominato "mucca di mare". Ha piccoli occhi e due labbra molto sviluppate tipiche degli erbivori ed è dotato di due pinne laterali appiattite e tondeggianti, e di una pinna della coda simile a quella dei delfini, mentre sul dorso non presenta nulla. E' un mammifero, e come tale necessita di respirare aria dalla superficie, per questo motivo vive su praterie di alghe a basso fondale. Partorisce un solo cucciolo a gravidanza che allatta tramite due mammelle pettorali. Si pensa che la figura mitologica della sirena incontrata dagli antichi navigatori, non fossero altro che delle femmine di dugongo in periodo di allattamento, che con i grossi seni pettorali e delle alghe rimastegli in testa durante il pascolo, venissero scambiate per donne con la coda da pesce. Purtroppo questo simpatico e docile animale, a causa di una indiscriminata caccia è a rischio di estinzione.

 

Per raggiungere il mio scopo ho organizzato con il diving del mio villaggio un’immersione alla spiaggia di Abu Dabab, che si trova a Marsa Alam. Questa è una piccola baia circondata da una spiaggia sabbiosa sulla quale si trovano alcuni alberghi ed è caratterizzata da una prateria di alghe su un basso fondale, habitat ideale per il dugongo. In passato questo luogo era abitato stabilmente da uno di questi animali, mentre ora, viene avvistato solo raramente, a causa del disturbo causatogli dai moltissimi turisti dei villaggi dei dintorni che entrano in acqua senza rispetto. Siamo partiti alla mattina molto presto perché avevamo alcune ore di trasferimento in pulmino per raggiungere il luogo di immersione. Raggiunta la spiaggia, la nostra guida ci ha fatto un interessantissimo briefing per spiegarci come avremmo dovuto comportarci per riuscire ad avvicinarci senza disturbare o far scappare l’animale. Erano previste due immersioni ad una profondità massima di 7 metri. Eravamo in sei subacquei, ci siamo disposti uno in fianco all’altro distanti una decina di metri ognuno, in questo modo nuotando avanti e indietro avremmo potuto esplorare una superficie maggiore, e nel caso di avvistamento sarebbe stato segnalato agli altri con lo shaker (lo strumento che si usa per comunicare durante l’immersione).

 

Alle 10.00 eravamo pronti per entrare in acqua, dopo circa 15 minuti di esplorazione abbiamo cominciato ad incontrare alcune grosse tartarughe, questi esemplari sono abitanti fissi di questa zona, in quanto anche loro si nutrono delle alghe della prateria. Queste enormi tartarughe sono sempre scortate, come tutti i grossi animali marini, dai pesci pilota e abituate alla presenza di subacquei ci siamo avvicinati senza difficoltà. Dopo circa un’ora e dieci minuti di ricerche siamo riemersi senza fare l’incontro sperato, incontrando però oltre alle tartarughe anche molti dei pesci di barriera corallina più comuni.Tornati sulla spiaggia siamo andati a mangiare una pizza in un bar. Verso le 14.00 siamo tornati in acqua nella speranza di essere più fortunati. Prese le posizioni di esplorazione abbiamo iniziato la ricerca, dopo circa mezz’ora sempre in compagnia delle tartarughe, ho sentito il segnale accordato: era stato avvistato il nostro obiettivo. Ci siamo riuniti di fronte a lui, in quel momento mi sono sentito pervaso da una forte emozione. A questo punto abbiamo iniziato ad avvicinarci molto lentamente fino a circa quattro metri, poi ci siamo appoggiati sul fondo sabbioso e abbiamo aspettato che si avvicinasse a noi. Stava brucando l’erbetta camminando con le pinne laterali sul fondo per risalire circa ogni tre minuti in superficie a respirare.

 

E’ rimasto in zona per circa 45 minuti avvicinandosi a noi fino a circa due metri permettendoci di fare delle ottime foto. Purtroppo poi è stato disturbato da un gruppo di snorchelisti che hanno cercato di toccarlo quando andava in superficie per respirare, facendolo scappare. Tornati alla spiaggia eravamo tutti eccitati per il magnifico ed ormai raro incontro con questa stupenda creatura. Dopo aver sistemato l’attrezzatura sul pulmino siamo tornati al bar per festeggiare con una birra ghiacciata, per poi prendere la via del ritorno al nostro villaggio. Durante il rientro ci siamo scambiati le nostre sensazioni ed è emersa l’opinione comune che forse sarebbe necessario fare qualcosa in più per proteggere questo animale in via di estinzione, istruendo e informando la gente su come ci si deve comportare per chi volesse fare queste esperienze senza creare danni o disturbo. Dopo la prima immersione mi sentivo demoralizzato con la convinzione che non sarei riuscito a raggiungere il mio obbiettivo, invece, durante la seconda immersione, mi sono sentito veramente fortunato, inoltre analizzando tutta la giornata ho capito che anche l’incontro con le tartarughe è degno di nota, pur essendo animali più comuni ma comunque sempre straordinari. In ogni viaggio cerco d’imparare qualcosa, da questo ho capito l’importanza di salvaguardare gli spazzi vitali degli animali, affinché si abbia la possibilità di avvistarli e loro possano vivere indisturbati nel proprio habitat naturale.

 

 

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