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Questo arcipelago del Pacifico (appartenente all’Ecuador dal 1832) si potrebbe definire “one man islands”. Così come un’altra isola sperduta nell’Atlantico, S. Elena, è ormai legata al nome di Napoleone, così dire Galapagos equivale a dire Charles Darwin. Che, infatti, vi sbarcò dal Beagle il 17 settembre 1835: “La mattina del 17 sbarcammo sull’isola di Catham, che, come le altre, sorge con un profilo liscio e arrotondato, interrotto qua e là da ponticelli sparsi, residui di antichi crateri”, caratteristica che colpi molto Charles se in una lettera alla sorella Carolina del 27 dicembre definiva semplicemente le isole “terra di crateri”. Ogni isola non è, infatti, che la cima emersa di un gigantesco vulcano che si solleva per circa tremila metri dal fondo dell’Oceano. In questo arcipelago di 7.800 kmq, allora disabitato (oggi conta circa 10.000 abitanti), composto da dodici isole maggiori e 47 isolotti di origine vulcanica, Charles andò incontro a quello che lui stesso definì il “mistero dei misteri” ossia quello della vita e della sua evoluzione.
Le isole si erano, infatti, formate da 3 a 5 milioni di anni fa per eruzione di lava molto fluida e non sono mai state collegate alla terraferma (da cui distano oltre 600 miglia) e quindi prive di vita. Si ritiene che i semi della vegetazione endemica siano stati trasportati da uccelli migratori, che animali di diverso genere siano arrivati sulle isole per migrazione, che i famosi fringuelli di Darwin (di cui parleremo in una scheda a parte), dato che normalmente non percorrono lunghe distanze, vi siano arrivati trasportati da una violenta tempesta. Le ipotesi sono aperte…
Fatto sta che questo arcipelago può essere ancora definito “l’ultimo santuario di vita naturale” come ha detto il comandante Jacques Cousteau, perché vi sono le famose tartarughe, iguane di terra e di mare, pinguini, i famosi fringuelli; per la flora diverse specie di cactus, ma anche mangrovie, il manzanillo, ecc.
Le iguane, assieme alla tartarughe, rappresentano forse gli animali più affascinanti delle isole, nonostante la loro presunta “bruttezza” come le giudicò Darwin al primo impatto. Infatti, Francisco Coloane nel suo bellissimo libro sulle Galapagos (che consigliamo vivamente di leggere: Galapagos, Editore Guanda 2005) scrive: “Osservando a lungo quelle strane creature, non condivisi l’asserzione di Darwin che le definì l’animale più brutto che avesse mai visto, pur ammirandolo per la sobrietà delle magnifiche descrizioni e gli studi che restano validi ancor oggi”.
Le isole sono oggi chiamate ufficialmente Isole di Colon, ma il nome di isole “de los Galopegos”, dalle tartarughe giganti, è quello che le rimasto per secoli. Sono state chiamate anche Islas Encantadas probabilmente per le forti correnti marine (infatti, la corrente fredda di Humboldt che le lambisce fa scendere di 15-20 gradi la temperatura), quando vennero scoperte dal vescovo di Panama Tomas de Berlanga nel 1535 (forse prima erano state raggiunte dagli Indios, ma non ne siamo certi).
Furono tuttavia gli inglesi a cartografare per primi le isole nella seconda metà del Seicento (anche se già comparivano nelle carte di Ortelius del 1570) tanto che conservarono a lungo i loro nomi inglesi, che vengono usati dallo stesso Darwin che si serviva ovviamente delle carte della Marina di Sua Maestà Britannica. Disabitate per secoli, occupate saltuariamente da balenieri (le visitò anche Hermann Melville che ne ha lasciato una descrizione), pirati, qualche naturalista che iniziò a visitarle alla fine del Settecento (curiosità: fu il siciliano Antonio Malaspina a guidare la prima missione scientifica spagnola nel 1790). I pirati, soprattutto quelli inglesi, ne fecero una base sicura per attaccare i galeoni dell’odiata Spagna e non solo per il loro isolamento, ma anche per le tartarughe: infatti alcuni esemplari venivano issati a bordo delle navi e costituivano la riserva di carne per i pirati, dato che erano animali di poche esigenze sia per bere che per mangiare. Se i pirati andavano matti (in mancanza di meglio) per la bistecca di tartaruga, questi animali erano ricercati per il loro grasso anche dai balenieri che ne decimarono la popolazione, così come avvenne anche per le foche.
I pirati e Darwin (non poteva essere altrimenti) sono stati alla base anche di un recente romanzo, che tuttavia abbiamo trovato piuttosto “delirante”, di Gideon Defoe (parente di Daniel?), che si intitola, appunto, Pirati (Editore Newton Compton 2005) ambientato alle Galapagos dove “uno sgangherato gruppo di pirati vive nell’ozio” finché “il giovane Darwin li condurrà dalla natura lussureggiante e variopinta delle isole Galapagos alle strade grigie e desolate della Londra vittoriana”.
Oggi in ogni modo le Galapagos devono difendersi da ben altra pirateria, quella dell’inquinamento delle petroliere, i nuovi pirati del nostro tempo, altro che i vecchi pirati con la benda sull’occhio!
Le isole sono considerate parco nazionale dal 1936 e sono patrimonio dell’Unesco, che dal 1960 ha installato sull’isola di Santa Cruz una stazione di ricerca, la Stazione Darwin.
Ed ora pronti a sbarcare…
La classe 5^A del Liceo Scientifico Tecnologico Mattei di Rosignano Solvay