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Il viaggio continua verso Puerto Deseado

3 January 2016 ore 08:30

Caleta Paola. Molliamo gli ormeggi e lasciamo il porto che ci ha ospitati per 38 ore nell'attesa che il maltempo da est si calmasse. Abbandoniamo il peschereccio arrugginito con il suo marinaio borracho, Jorge, un porteno (si legge portegno, cioè originario di Buenos Aires) che è stato nostro compagno di guardie. Lui vive lì, a bordo di questo pesquero ossidato e decadente, che non abbandona solo perchè gli devono 6 mesi di salario. E' il tipico personaggio allo sbando, modello Coloane. Ha abbandonato la capitale 25 anni fa. Ha navigato nelle flotte di tutto il mondo, incluse quelle europee, prima su navi commerciali e poi nella pesca. Conosce Trieste, Napoli, Brindisi, Genova e molti altri porti dei quali ha conservato il ricordo del cibo italiano - excelente! - e dei bordelli.

Sei anni fa si è trasferito in Patagonia e si è dedicato alla pesca. Non dice il perchè di questa scelta, ma nella sua ritrosia a raccontare alcuni passaggi del suo passato si intuisce che sia stata una scelta obbligata. Probabilmente nessuna nave lo ha più imbarcato dato il suo livello di alcolemia e solo le flotte pescherecce del sud, che non vanno tanto per il sottile nelle selezioni del personale, lo hanno accettato. Gli HR delle compagnie marittime australi hanno criteri differenti rispetto a quelle della City. Ci ha accolto con la franchezza e la genuinità dell'innocenza peccatrice. Perchè certamente di un peccatore si tratta, ma anche di un innocente, vittima della nostra civiltà e di se stesso. In questo porto dove noi siamo probabilmente la prima barca a vela di sempre a entrare lui si faceva grande, di fronte ai suoi compagni di sventura, di averne già viste parecchie in giro per il mondo. Ha constatato lo stato delle nostre cime di ormeggio, che dopo tanti anni di peregrinazioni non sono certo nuove, e ci ha offerto le sue, quelle del suo peschereccio. Gentilezza gradita, ma inutile, visto il diametro inaccettabile per le gallocce di Adriatica. Poi ci ha offerto olio, gasolio e ogni altra cosa potesse regalarci "rubandola" all'armatore bastardo che lo sfrutta e non lo paga. Ma nessuna di quelle cose ci era utile. Sono di una qualità troppo scadente perchè noi possiamo farne uso.

E allora si è prestato a mediare con i suoi compagni del sindacato dei pescatori, che anch'essi senza stipendio da tre mesi, sono in sciopero e bloccano l'accesso al porto. Il suo intervento, accompagnato da due casse di lattine di birra Quilmes, hanno allargato gli intransigenti animi del comité di accoglienza che blocca il cancello, e così siamo riusciti a far entrare i viveri per la cambusa. L'unica cosa che è passata attraverso quel varco, oltre ai nostri corpi. Jorge fuma Gitanes. Semina pacchetti nuovi lungo il cammino, perchè se li infila in tasca e il suo tasso alcolico gli impedisce di centrarle, per cui noi pazientemente li raccogliamo e glieli ridiamo. Per regalo i ragazzi hanno coprato alcuni pacchetti e glieli hanno lasciati sulla porta della sua cabina. Li troverà al suo risveglio, all'ora che sarà.


Ora siamo in rotta per Puerto Deseado. Nuovamente cercando di anticipare una burrasca da sud che dovrebbe entrare domani notte o dopodomani. A 6 nodi e mezzo, con rotta 120°, discendiamo la costa meridionale del Golfo San Jorge (che strana coincidenza, il golfo dove vive si chiama come il marinaio che vi consuma la vita. Destino...?). Ora andiamo a motore perchè il vento è poco e non possiamo perdere tempo. Ci stiamo consumando l'ultima riserva di carburante e a Deseado sarà indispensabile trovare del gasolio se non vogliamo restare lì per sempre. A chi vive in Europa, abituato a trovare stazioni di servizio ogni 10 chilometri con gasolio euro diesel di perfetta qualità potrà sembrare strana questa preoccupazione. Ma qui, in queste terre abbandonate dallo Stato e dalla sorte, ogni necessità è un sogno spesso irrealizzabile.

Il carburante che usano è un miscuglio di gasolio agricolo, biodiesel, olio per macchine e acqua (ce n'è sempre un po' dentro, per fare spessore!). Del resto qui alle auto e alle barche tolgono tutta l'elettronica per poter circolare senza inconvenienti. Adriatica invece, ha un motore "fighetto", come dice Patrizio, e funziona a champagne. Nel senso che accetta solo eurodiesel purissimo, senza alcun parassita, alga, impurità e con un tenore di zolfo al minimo. E trovarlo a sud del parallelo 40 diventa un lavoro. Bisogna contattare le compagnie petrolifere che distribuiscono carburante per auto di nuova generazione e i distributori di solito si trovano nelle poche città della regione. Poi bisogna trovare un camion cisterna piccolo, perchè noi ne abbiamo bisogno solo 2 mila litri alla volta, che ce lo porti. Però i porti dove Adriatica può entrare sono pochissimi e spesso non c'è un pontile. Bisogna affiancarsi a qualche peschereccio o rimorchiatore e passare un lungo tubo. Altre volte non è possibile attraccare e il carico va fatto con dei bidoni, tipo quei barili cilindrici metallici che si vedono a volte in TV. Allora devi convincere un pescatore con una piccola barca a motore a imbarcarli, portarteli vicino a Adriatica che è all'ancora e poi trasferirli con una pompetta portatile.

Queste operazioni, tra organizzazione, realizzazione e pagamento (tutto in contante, chiaramente) possono prendere anche tre o quattro giorni. Ricardo è lo specialista della logistica, sia per capacità innate che per la quantità di relazioni che ha in Sud America. Riesce sempre a scovare un amico, un compagno di corso all'accademia navale, un ex navigante che ci da le dritte giuste. Questa, intendo il preservare e conservare le relazioni, è una gran qualità umana e professionale. Utilissima a chi gira il mondo. Ed è una delle eredità del nostro peregrinare inquieti: avere relazione e amicizie ovunque che non ti dimenticano a distanza di anni. Non è sempre lo stesso in Italia dove qualcuno ti dimentica anche dopo pochi mesi a prescindere dalla vicinanza avuta e dall'intensità del rapporto vissuto. Ma questa è un'altra storia...

Tra venti ore entreremo a Deseado, se Dio vorrà, se il mare lo permetterà. E allora voi leggerete questo diario e ci sarete un po' più vicini.

 

Filippo e i ragazzi di Adriatica

Golfo San George, Patagonia, Atlantico Sud

46°34'S e 067°13'W

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