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Usi e costumi thailandesi

"The thing that costs the least and does the most is a pleasant smile"

Usi e costumi thailandesi

La sintesi della filosofia di vita tailandese è contenuta in quanto ho letto, tanti anni fa, nello screen saver dei computer della compagnia aerea di bandiera: "The thing that costs the least and does the most is a pleasant smile" (la cosa che costa di meno e dà di più è un amabile sorriso). 

 

Cosa c’è dietro quel sorriso? Non fidatevi troppo del sorriso distaccato dei tailandesi, popolo buddista dall’estremo autocontrollo e sopratutto, se il sorriso s’interrompe di colpo, mettetevi al sicuro, la situazione sta diventando critica. I tailandesi osservano regole di comportamento non scritte e diversissime dalle nostre, che è il caso di conoscere se si visita il loro Paese. Se vi capiterà di dover litigare con un tai non alzate la voce, se no vi guarderà perplesso, pensando che avete seri problemi, e alzerà un muro d’incomunicabilità tra voi e lui. Il loro motto è mai pen rai, che significa “non fa niente”. Forse il buddismo dà loro una calma così profonda, ma il visitatore, seppur attento, vedrà solo la maschera, non l’anima del popolo tailandese.

 

Di natura riservata, i tailandesi non manifestano mai i loro sentimenti; rispettano gli altri, i “diversi” con estrema tolleranza, sono ospitali e sempre pronti ad accontentare lo straniero, il farang. Poche cose li offendono: appoggiarsi a una statua del Buddha, toccare un bambino sulla testa, dove risiedono lo spirito e l’anima di una persona, parlare della famiglia reale, che è sacra, o peggio, toccare con i piedi una banconota, su cui è riprodotta l’effigie del re


Alle donne una volta non era concesso parlare con i monaci vestiti d’arancione e nemmeno porgere loro il riso nella ciotola. Oggi le cose stanno cambiando, si vedono monaci negli Internet cafè che dialogano in inglese, sorridono e chiacchierano con tutti, curiosi delle notizie sul nostro mondo, pur restando delle figure enigmatiche e un pò surreali.

 

Non ho mai incontrato gente che come i tailandesi si fa in quattro per accontentare ed è felice di risolvere i problemi degli altri, piccoli o grandi che siano. Ho vissuto con alcuni di loro anche in barca, dove le barriere cadono subito e i difetti, per primi, si evidenziano. L’armonia che sanno creare è stata per me una lezione di vita, che mi sono portata sempre dentro al ritorno nella nostra caotica e stressante vita italiana, dove quasi tutti sono ostili e maleducati con gli altri, alla minima difficoltà. Da allora, quando qualcuno alza la voce, anziché reagire penso, alla tailandese, che avrà un problema e che è meglio non alterarsi.

 

Francesca Natoli

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